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Perché le piste da sci potrebbero non riaprire il 7 gennaio

Il Comitato Tecnico Scientifico ha bocciato ieri la proposta delle regioni per riaprire gli impianti di risalita delle piste da sci. Secondo gli esperti seggiovie, cabinovie e funivie “presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto a quelli utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto”.
A cura di Davide Falcioni
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"La situazione sta diventando sempre più grottesca e l'incertezza regna sovrana. Più tempo passa più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel Dpcm si trasforma in una colossale presa in giro". A dirlo oggi gli assessori delle Regioni alpine con delega sugli impianti da sci chiedendo al governo "una data di apertura certa" degli impianti, nonché "adeguati ristori per tutte le imprese colpite dalle limitazioni". La levata di scudi arriva a 24 ore di distanza dalla bocciatura, da parte del Comitato Tecnico Scientifico, delle misure di contenimento dei contagi proposte proprio dalle regioni, provvedimenti giudicati insufficienti e "carenti". Il rischio, quindi, è che la data del 7 gennaio contenuta nell'ultimo Dpcm possa slittare.

Secondo il CTS il nodo principale è quello degli impianti di risalita dei nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie), mezzi che "presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto a quelli utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2". Secondo gli esperti, dunque, "deve prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia".

Il tempo per riorganizzare gli impianti però potrebbe non esserci. Sarà difficile infatti, in meno di due settimane, riuscire a predisporre il tutto considerando una significativa riduzione della capienza soprattutto "per gli impianti chiusi (cabinovie e funivie), dove va operata la riduzione al 50% a cui associare sempre l’uso obbligatorio della mascherina".

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