video suggerito
video suggerito
La scomparsa di Kata a Firenze

Perché l’arresto dello zio potrebbe spiegare il mistero della scomparsa di Kata

L’arresto dello zio di Kata ci dice che la bambina è stata rapita non a scopo di estorsione, ma per vendetta nei confronti della sua famiglia che era a capo del business degli affitti dell’ex hotel Astor.
A cura di Anna Vagli
324 CONDIVISIONI
Una foto di Kataleya
Una foto di Kataleya
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Ieri a Firenze è stato arrestato insieme ad altre tre persone, Argenis Abel Alvarez Vazsquez, detto Dominique, lo zio materno della piccola Kata. Che è stata anche l’ultima persona a vedere la bambina scomparsa lo scorso 10 giugno.

Dominique è finito al centro dell’indagine per il racket degli affitti all’interno dell’ex hotel Astor, occupato da romeni e peruviani. Tra i reati contestati c’è il reato di estorsione, quello delle lesioni gravi e del tentato omicidio. Nel filone di indagine, nella giornata di ieri, sono stati coinvolti anche i genitori di Kata. La coppia è stata perquisita allo scopo di ottenere la copia forense dei loro cellulari.

La svolta è vicina? Sicuramente, l’arresto dello zio di Kata fornisce a mio avviso già importanti informazioni investigative: Kata è stata rapita per vendicare l’attività portata avanti dalla famiglia nella gestione del racket degli affitti, da qualcuno che abitava o frequentava abitualmente l’ex hotel Astor, e che ha avuto un complice fuori ad aspettarlo. Dunque, sì. La svolta potrebbe essere vicina perché, con gli arresti, chi ha sempre taciuto pur sapendo, potrebbe decidersi a parlare. Vi spiego tutte le considerazioni nel dettaglio.

Kata è stata rapita per vendetta, non a scopo di estorsione

L’arresto dello zio di Kata conferma quel che da subito è stato il mio convincimento investigativo. Difatti, la pista seguita dalla Procura di Firenze, che ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione, e a carico di ignoti, non mi ha mai del tutto convinta. Ciò perché, per definizione, un sequestro di persona è a scopo di estorsione, dice l’articolo 630 C.p., quando è effettuato “allo scopo di conseguire, per sé o per altri, un ingiusto profitto come prezzo della liberazione”. Pertanto, questa tipologia di sequestro è sempre seguita da una richiesta di riscatto. Una richiesta mai arrivata in questi mesi. Neppure si può ipotizzare che il profitto che i rapitori di Kata volevano ottenere era quello di assumere la gestione del racket degli affitti. Difatti, trattandosi di un rapimento connesso a questioni affittuarie, i rapitori hanno ottenuto un effetto collaterale devastante ed opposto all’obiettivo che teoricamente volevano raggiungere. Visto che, come era ampiamente preventivabile, l’ex hotel Astor è stato sgomberato ed il business interrotto. Dunque, per quali ragioni è stata rapita Kata? Semplice. La piccola è stata rapita, più che a scopo di estorsione, per vendetta nei confronti della sua famiglia, che era a capo proprio del business degli affitti. Una certezza, a mio modo di vedere, che non può essere più messa in discussione dopo l’arresto dello zio materno.

Purtroppo, però, il fatto che la finalità sia la vendetta non lascia ben sperare in relazione alle sorti della bambina. Proprio perché, per definizione, vendetta è un danno che si vuole infliggere ad altri per pareggiare un torto subito. Considerando poi, che da statistica, le prime 48 ore sono fondamentali per risolvere positivamente un caso di scomparsa, siamo tecnicamente fuori tempo massimo.

Come e chi ha architettato il rapimento di Kata?

La sparizione di un minore, specialmente se dentro confini in cui si svolge la vita familiare, avviene sempre negli attimi nei quali l’adulto che lo ha in sorveglianza lo perde temporaneamente di vista. E lo perde di vista perché, teoricamente, dovrebbe trovarsi in un luogo sicuro.

A volte bastano pochi frangenti se c’è un malintenzionato in agguato. Nel caso di Kata, però, non può parlarsi di un predatore occasionale o di un soggetto affetto da chissà quale patologia psichiatrica. Prima di tutto perché questi tipi di rapimento non sono destinati a durare a lungo. Proprio per le caratteristiche di chi li mette in piedi.

Dunque, perché il rapimento vada a buon fine, è necessario che sia stato programmato ogni minimo dettaglio. A maggior ragione in un contesto come quello dell’ex hotel Astor. Dove, sicuramente, oltre a chi ha eseguito materialmente il sequestro, è stato aiutato da qualcuno che era fuori ad attenderlo con un mezzo di trasporto. Verosimilmente il furgone bianco di cui si è tanto parlato. Il rapitore di Kata l’ha prima attenzionata, ha studiato nel dettaglio lo svolgimento delle sue giornate e poi ha approfittato di un momento rivelatosi propizio.

Kata è stata rapita da una persona che conosceva?

Kata è stata sicuramente rapita da una persona che abitava o frequentava abitualmente l’ex hotel Astor e che probabilmente aveva anche un volto familiare. Considerato che, quasi sicuramente, non ha opposto resistenza nell’allontanarsi in pieno giorno con chi ha approfittato della sua ingenuità.

In primo luogo, perché, proprio in considerazione del racket degli affitti, i controlli interni da parte delle comunità che vi abitavano erano serrati. Tutti monitoravano la situazione per ovvie ragioni. Sia per non rischiare di essere scoperti da parte delle autorità locali sia il mantenimento dei delicati equilibri tra fazioni interne allo stesso hotel. Inoltre, chi l’ha portata via, doveva necessariamente conoscere tutte le possibili vie di fuga, secondarie e non, per evitare di essere ripreso dalle telecamere di video sorveglianza.

Con l’arresto dello zio la svolta è vicina?

L’arresto dello zio materno di Kata e dei suoi altri tre connazionali potrebbe dare un’accelerata alle indagini. Adesso, difatti, potrebbero essere maturi i tempi per parlare. In soldoni, non ci sono dubbi che ci siano persone che sanno, ma che finora non hanno parlato per paura delle conseguenze. Sicuramente qualcuno ha visto. Del resto, ma non è una novità, le ricerche sono iniziate dopo troppe ore dalla scomparsa. Erano le 15.45 di sabato 10 giugno quando la mamma di Kata è tornata a casa senza trovare sua figlia, ma ha allertato il 112 solamente alle 18.45 e sporto denuncia solamente alle 20.30. Dando un netto vantaggio a chi ha organizzato il rapimento. Purtroppo, ancora una volta, è un minore a dover pagare il prezzo degli errori degli adulti.

324 CONDIVISIONI
111 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views