Perché la “scatola nera” è importante e si chiama così anche se è arancione
E’ stata recuperata la seconda scatola nera del volo EgyptAir Parigi-Cairo precipitato nel Mediterraneo il 19 maggio scorso con 66 persone a bordo. Un evento che riporta in primo piano la questione di questi strumenti contenenti i dati di volo e le registrazioni vocali della cabina di pilotaggio negli istanti precedenti ad una tragedia come quella dell’airbus. Ma perché la scatola nera di un aereo si chiama in questo modo? In inglese, il nome del dispositivo è "black box". Inizialmente erano effettivamente nere, poi si è deciso per il colore è arancione, con catarifrangenti per renderle più visibili in caso di recupero. In tal senso, sono dotate di uno strumento che emette un segnale radio per facilitarne il ritrovamento, come è avvenuto ad esempio dopo il disastro dell'Airbus A320 della Germanwings, e oggi per il volo EgyptAir.
Ogni velivolo contiene almeno due scatole nere: la prima è quella che registra le conversazioni tra i piloti (il cabin voice recorder, CVR), la seconda contiene i dati tecnici (altitudine, velocità, temperature, turbolenze ecc.) e si chiama flight data recorder (FDR). Solitamente, si trova nel luogo ritenuto più sicuro in un aereo: la coda. Ogni scatola nera è lunga 80 cm e larga 25 e costa dai 30 ai 150.000 mila euro. Anche le navi contengono delle scatole nere: il dispositivo si chiama Voyage Data Recorder (VDR) ed è collegato ai sensori posizionati sul ponte di comando e nelle zone sensibili della nave. Raccoglie informazioni sulla posizione della nave, sulla sua velocità e accelerazione, sulle operazioni effettuate sul timone, sullo stato delle porte ignifughe e su quelle a tenuta stagne. Importante funzione è anche quella di registrare le conversazioni che avvengono sul ponte di comando e via radio dalla nave verso l'esterno.