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Perché la pena di morte è sempre sbagliata, la vera storia di Lisa Montgomery

Chi era Lisa Montgomery, e perché gli Stati Uniti l’hanno giustiziata? E’ tornata la pena di morte, hanno ucciso Lisa Montgomery nello Stato dell’Indiana, e si tratta della prima donna giustiziata dopo 70 anni, l’undicesima persona da quando Donald Trump, nel luglio scorso, ha ripristinato la pena capitale.
A cura di Saverio Tommasi
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Lisa Montgomery
Lisa Montgomery

Lisa Montgomery è stata giustiziata, ma giustizia sarebbe un'altra cosa. Lisa Montgomery in realtà è stata ammazzata da uno Stato che avrebbe dovuto curarla, questo è, perché le parole hanno un valore.

Lisa Montgomery è stata la prima donna uccisa con un'iniezione letale dopo 70 anni nell'Indiana, Stati Uniti d’America. L'undicesima esecuzione a morte da luglio, cioè da quando l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripristinato la pena capitale dopo diciassette anni.
Donald Trump è favorevole alla pena di morte, avevate dei dubbi?

E a me torna in mente una vecchia frase di un pensatore libero: "Solo i despoti sostengono che la pena di morte è un attributo necessario all'autorità".

L'avvocato di Lisa Montgomery ha urlato: "La nostra Costituzione vieta l'esecuzione di una persona che non è in grado di intendere e di volere", ma non lo hanno ascoltato, e infilandole in vena un ago le hanno fatto arrivare nelle vene un siero che l’ha uccisa.

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Ma qual è la storia di Lisa Montgomery?
Lisa Montgomery aveva strangolato una donna incinta di 23 anni, un delitto atroce. Le aveva tagliato la pancia e le aveva tirato via la figlia, rapendola e fingendo di avere partorito lei.

Lisa Montgomery a tre anni veniva fatta giacere a letto mentre il baby sitter violentava sua sorella di otto anni, lì accanto. A 11 anni iniziò a essere stuprata lei, dal patrigno, che picchiava lei e sua madre.
Il patrigno costruì una stanza apposta accanto alla roulotte dove vivevano, perché da lì nessuno potesse sentire le sue grida.
Una volta il patrigno le sbatté così forte la testa sul pavimento da procurarle una lesione cerebrale.
La madre di Lisa Montgomery la faceva prostituire con l'elettricista e con l'idraulico, per pagare i lavori di casa. Invece il patrigno la usava come banchetto con gli amici, e alla fine delle violenze le pisciavano addosso.

“Lisa non era la peggiore delle peggiori, era la più spezzata di tutte le persone spezzate”, questa è la verità per una donna diventata incapace di intendere e di volere a causa delle violenze subite.
Ma fermiamoci un attimo. Se Lisa Montgomery fosse stata invece la peggiore, sarebbe stato giusto ammazzarla? Io mi chiedo: esiste un reato così grave per cui è giusto uccidere il suo autore? La risposta è semplice: no.
Perché la storia del mondo è la storia dei suoi errori giudiziari, spesso di veri e propri depistaggi, e da un'esecuzione capitale non si può tornare indietro.
A proposito di errori giudiziari, un tizio diceva: "Sono contro la pena di morte, guarda cos'è successo con Gesù".

La pena di morte è una macelleria che si è presa il nome di giustizia. Eppure mai pena capitale ha reso un Paese sicuro, mai rispondere a un crimine con un altro crimine, ha diminuito i crimini.
Il valore preventivo della pena di morte è sotto lo zero. Perché la pena di morte nella mente di una persona predisposta alla violenza non agisce da monito ma da detonatore.
La pena di morte non cura l'emendazione della vittima. Non la risarcisce.

Usare le proprie tasse per mettere in atto l'esecuzione capitale è contrario all'utilizzare le tasse per il bene della collettività.
La forza collettiva impiegata per un'agonia, che spreco.

"E' assurdo che le leggi per allontanare i cittadini dell'assassinio, ne ordinino uno pubblico" diceva Cesare Beccaria.

Rémy de Gourmont, un poeta francese, spiegava: “È abbastanza evidente che coloro che sostengono la pena di morte hanno più affinità con gli assassini di quelli che la combattono".

Un giorno un tizio, rivolgendosi al plotone di esecuzione che stava per sparargli, disse loro: "Fate un passo avanti ragazzi. Sarà più facile per voi".

Ma è con le parole di Georges Jacques Danton, rivoluzionario francese, che voglio chiudere questo racconto. Danton disse al boia che stava per ghigliottinarlo: "Non dimenticare poi di mostrare la mia testa al popolo: ne vale la pena".

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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