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Olimpiadi Parigi 2024

Perché la partecipazione di Imane Khelif alle Olimpiadi è diventata un caso politico, e cosa c’è dietro

Anche ora che è stato confermato dal CIO che la pugile Khalif non è mai stata un uomo, molti media, seguiti dai politici di destra, continuano a rivolgersi a lei al maschile. Qui c’è un organo internazionale e imparziale che ha stabilito correttezza e buon senso, ma la destra ha deciso di ignorarlo o di accusarlo di chissà quali doppi fini.
A cura di Jennifer Guerra
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Alla fine è durato solo 45 secondi il discusso match di boxe tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khalif alle Olimpiadi di Parigi. Carini ha deciso di ritirarsi dopo il primo pugno, accusando troppo dolore. Khalif è una delle due pugili, insieme alla taiwanese Lin Yu‑ting, che il Comitato olimpico internazionale ha ammesso ai Giochi nonostante fossero state squalificate per livelli troppo alti di testosterone ai mondiali del 2023.

Nei giorni scorsi, diverse testate italiane di destra e conservatrici avevano dato ampio spazio alla questione, diffondendo però una notizia del tutto falsa, ovvero che Khalif fosse una donna transgender. Questa versione è però stata ripresa anche dagli account social di diversi esponenti della maggioranza, a partire dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini e da quella della Famiglia Eugenia Roccella, e anche dalla premier Giorgia Meloni, che in un’intervista ha definito ingiusta la gara tra l’italiana e l’algerina. In serata la presidente ha incontrato Carini.

All’origine della fake news ci sono delle dichiarazioni del presidente dell’International Boxing Association (IBA) e organizzatore dei mondiali del 2023 Umar Kremlev, che all’epoca aveva detto che: “sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY”. L’IBA non fa più parte del CIO dal 2019, quando ha spostato la propria sede in Russia dopo uno scandalo per corruzione e da allora ha sviluppato rapporti molto stretti col Cremlino. Dal 2023 la riassegnazione di genere è diventata illegale in Russia e il clima nei confronti delle persone transgender è diventato estremamente intollerante.

In Algeria è vietata la riassegnazione di genere

Anche in Algeria è vietata la riassegnazione di genere, così come l’omosessualità. Sarebbe bastato reperire queste due semplici informazioni per pensare che fosse assurdo che un Paese omofobo e transfobico avesse non solo consentito a un’atleta di fare la transizione e di cambiare i documenti, ma pure partecipare alle Olimpiadi sotto la propria bandiera. Eppure per giorni sui media italiani non si è fatto altro che parlare di “trans” o, ancora peggio, di “un algerino che picchia una donna italiana”. Il match tra le due pugili è stato paragonato a una forma di violenza maschile contro le donne, un’idea che è circolata molto sui social e sui giornali negli scorsi giorni.

Imane Khalif è stata dipinta come un mostro violento, non come un’atleta che, come tutte le pugili, è sul ring per battersi. Per altro le sue prestazioni sportive sono nella norma e non corrispondono affatto al ritratto che la destra ha cercato di farne: ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dove è uscita ai quarti di finale. Ai mondiali di boxe del 2018 era arrivata 17esima. A quelli del 2019 33esima. Presentandola come un picchiatore che odia le donne, la destra italiana non ha fatto che avvalorare le parole di Kemlev, che ha usato una tipica argomentazione transfobica: le donne trans sono imbroglione che si fingono ciò che non sono per fare del male alle donne “vere”. Questa idea è diffusa ben aldilà dello sport ed è al centro di tutto il dibattito sull’accesso ai bagni e agli spogliatoi per le persone trans, alimentato anche in questo caso da fake news come il falso aumento di aggressioni e violenze nei confronti delle donne in questi spazi.

La questione della partecipazione delle persone trans alle Olimpiadi, o più in generale alle competizioni sportive, è un tema complesso, ma questo caso non ha nemmeno a che fare con atleti che hanno compiuto una transizione. Eppure anche ora che è stato confermato dal CIO che Khalif non è un uomo né lo è mai stata, molti media, seguiti dai politici di destra, continuano a rivolgersi a lei al maschile o ad avanzare ipotesi strampalate parlando senza alcuna prova degli cromosomi, genitali e ormoni della pugile.

L'Italia è uno dei Paesi più transfobici d'Europa

La dinamica del match contro Carini, che ha deciso di ritirarsi come è sua facoltà, ha ulteriormente rinvigorito le polemiche, che ora sono arrivate anche su media conservatori stranieri come Fox News e il Telegraph che titolano: “Pugile donna abbandona il ring in lacrime” e dipingono ancora una volta Khelif come una assetata di sangue impossibile da battere. Anche l’autrice di Harry Potter J. K. Rowling, che da anni su Twitter parla quasi solo di donne trans, ha scritto che in Khelif vede: “Il ghigno di un maschio che sa di essere protetto dall’establishment sportivo misogino che gode del disagio di una donna cui ha appena dato un pugno in testa”. La notizia è stata commentata anche da Elon Musk, che nelle ultime settimane è stato al centro di diverse polemiche per le sue dichiarazioni contro la figlia transgender Vivian e per la decisione di spostare la sede legale della Tesla dalla California al Texas in protesta per una legge sui minori trans.

Al carrozzone ora si aggiungono anche associazioni e lobby conservatrici, che stanno capitalizzando la vicenda per promuovere politiche transfobiche. ProVita & Famiglia, che definisce Khelif “il pugile biologicamente uomo” ha deciso di lanciare una petizione, mentre ADF International, la divisione internazionale del gruppo legale che ha contribuito a vietare l’aborto negli USA, ha rilanciato la sua campagna transfobica per le Olimpiadi affermando che Carini è stata “brutalmente costretta a rinunciare al suo sogno olimpico perché temeva per la sua vita”.

L’Italia è uno dei Paesi più transfobici d’Europa ed è all’ultimo posto fra i membri dell’Unione per la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+, secondo il Rainbow Index di ILGA, la federazione europea delle associazioni arcobaleno. Il commissario ILGA ha registrato un aumento dei discorsi d’odio nei confronti delle persone LGBTQ+ da quando si è insediato il governo Meloni, che ha subito iniziato una campagna che ha preso di mira in particolare le famiglie arcobaleno e le persone transgender.

All’ispezione all’ospedale Careggi di Firenze, dove vengono trattati minori con varianza di genere, voluta dal governo, alla rimozione della gratuità dei farmaci più utilizzati per le terapie ormonali e agli attacchi alle carriere Alias nelle scuole fa seguito lo sdoganamento di un linguaggio sempre più violento nei confronti delle persone trans da parte dei rappresentanti delle istituzioni. Che si difendono sempre dicendo di non avere nulla contro di loro, ma di avere solo a cuore la correttezza e il buon senso. Qui c’è un organo internazionale e imparziale che ha stabilito correttezza e buon senso, ma la destra ha deciso di ignorarlo o di accusarlo di chissà quali doppi fini. E in mezzo c’è finita una persona, un’atleta, che non è nemmeno trans.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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