Ci siamo. È successo di nuovo. Lottiamo ogni giorno per fare in modo che la società impari a vedere le persone con disabilità non come una categoria fragile e inferiore, da tutelare in modo pietistico e compassionevole, ma il più "normale" e al pari possibile rispetto alle altre…e poi continuano a sorgere, pensando di far del bene confondendo la solidarietà con la carità, iniziative che non fanno altro che amplificare la discriminazione.
In questo caso siamo a Prato, dove in tutta la provincia è stata pubblicizzata la "Giornata del diversamente abile" (e già qui il primo grosso errore: si dice "persona con disabilità", mettendo in primo piano la persona anziché sottolineare in modo politicamente corretto che non è abile). Giovedì 12 Settembre, infatti, le giostre del Luna Park effettueranno sconti straordinari a chi è in carrozzina o ha una disabilità sensoriale. In un articolo online si legge:
"Dalle 9.30 alle 12:00 i portatori di handicap e i loro accompagnatori avranno accesso gratuito alle attrazioni e sarà offerta una merenda dagli esercenti dello spettacolo viaggiante."
Una scelta che suona come ghettizzazione: o si sceglie di garantire l'accesso gratuito (o ridotto) alle attrazioni sempre, per chi ha una disabilità, oppure mai. E ancora, se proprio si vuol celebrare una "giornata scontata" o lo si fa per tutti o per nessuno. È questo il senso della vera inclusione: garantire diritti, anche quello del divertimento, in modo sensato.
"Abbiamo subito accolto e condiviso la proposta del Centro per i diritti del malato di estendere l’invito anche ai residenti in altri Comuni della provincia pratese – sottolinea l’assessore al Sociale Luigi Biancalani – . La Giornata del diversamente abile, possibile grazie alla disponibilità dei giostrai e dei tanti volontari, è sempre un successo: lo scorso anno furono circa mille le persone coinvolte, tra ragazzi, anziani e accompagnatori"
Incredibile che si parli ancora di "diritti del malato" nel 2019. La disabilità non dipende necessariamente da una malattia, così come non tutte le malattie portano sempre ad una disabilità. Confondere le due cose è un danno culturale enorme, così come un danno enorme è sentirsi fieri di un'iniziativa che, facendo leva sull'"accontentarsi" delle famiglie (che senza dubbio potranno passare una giornata allegra e spensierata, questo non è messo in discussione!), in realtà viaggia nella direzione totalmente opposta alle battaglie e agli sforzi che ogni giorno vengono fatti per l'inclusione sociale.
Tra l'altro, i soldi che i giostrai hanno "perduto" (e quindi speso) sarebbe stato meglio donarli per acquistare un paio di giochi realmente inclusivi da piazzare in un parco pubblico del Comune, ad esempio un'altalena a cestone (non quelle a cestello fatto "a gabbia", per carità, che non sono inclusive per niente!) o una di quelle belle giostre col timone centrale che hanno lo spazio per carrozzine accanto ai comuni sedili. Mossa decisamente più "vispa" per far divertire i ragazzi con disabilità della zona.
Vogliamo fare davvero cultura? Vogliamo davvero abbattere pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni e barriere mentali? Iniziamo con l'abolire certe "carezze sulla testa" metaforiche, e diamo a tutti – senza scompartimenti di sorta – quello che spetta loro. Né più, né meno. Sempre.