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La strage di Erba di Olindo e Rosa

Perché la Cassazione sostiene la colpevolezza di Rosa Bazzi e Olindo Romano nella strage di Erba

La Cassazione sostiene che Rosa Bazzi e Olindo Romano siano i due colpevoli della strage di Erba e che le 40 obiezioni presentate dalla difesa dei due coniugi fossero “inconsistenti”. Secondo la sentenza, marito e moglie conoscevano dettagli che avrebbe potuto sapere solo qualcuno entrato sulla scena del delitto la sera della tragedia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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A decretare la colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, due sentenze di primo e secondo grado che portarono i due coniugi all'ergastolo per la strage di Erba avvenuta nel 2006. La Cassazione confermò l'impianto dell'accusa e la decisione è stata valida ancora oggi, quasi 17 anni dopo l'omicidio che costò la vita a Youssef Marzouk, di soli 2 anni, a sua madre Raffaella Castagna, alla nonna Paola Galli e a Valeria Cherubini, vicina di casa della donna e del compagno Azouz Markouk. Con la possibilità di riaprire il processo per accertare l'eventuale esistenza di un errore giudiziario, però, l'impianto accusatorio è stato stato messo in discussione. 

Alla base di tutto il processo vi è soprattutto la testimonianza di Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini. L'uomo, che fu accoltellato alla gola dopo aver cercato di intervenire per evitare la strage, è sopravvissuto per via di una malformazione alla carotide. Il suo racconto è ancora oggi una delle prove-chiave della storia. In aula, Frigerio disse di riconoscere in Rosa e Olindo gli aggressori. "Sono loro, li riconosco. Lui (Olindo) mi guardava con gli occhi da assassino" disse davanti al giudice.

E quel racconto stabilì la base di tutto quello che è stato poi costruito sul caso. La Suprema Corte ha ripercorso l'intera vicenda giudiziaria, smontando ad una ad una le 40 obiezioni di legittimità già presentate dalla difesa. Una vera e propria "vivisezione della vicenda processuale" che però, sulla base di nuovi elementi relativi ai tre pilastri portanti dell'accusa contro i due coniugi, potrebbe comunque portare alla revisione del caso caldeggiata dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser.

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La testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage

A carico dei due coniugi, nelle 75 pagine di sentenza della Cassazione, vi sono però anche tanti altri elementi che hanno portato alla condanna all'ergastolo. Quando Mario Frigerio aprì gli occhi in ospedale dopo l'aggressione, non fece subito il nome di Romano. Fece, secondo i legali difensori della coppia, una descrizione completamente diversa da quella di Olindo. In un primo momento, infatti, l'unico sopravvissuto avrebbe parlato di un uomo dalla carnagione scura, di corporatura robusta, mai visto prima nella zona.

Solo durante un secondo colloquio con le forze dell'ordine, registrato dalle intercettazioni ambientali, Frigerio avrebbe fatto il nome del vicino di casa, anche se non lo aveva ancora mai citato. Prima di quella testimonianza e secondo quanto registrato, all'uomo sarebbe stato ripetuto il nome di Olindo Romano per circa 9 volte.

I giudici di Cassazione però hanno sottolineato che Frigerio non aveva voluto menzionare Romano sulle prime perché "voleva capire come fosse possibile che un condomino, con il quale non aveva mai avuto contrasti, si fosse accanito così brutalmente su di lui e su sua moglie". Secondo i giudici, Frigerio si trovò diviso tra "un ricordo nitido" e l'incapacità di comprendere quanto era successo.

"Fin dal primo istante in cui mi sono svegliato – ha infatti poi dichiarato l'uomo – ho avuto la consapevolezza che Olindo mi aveva colpito. Era una sicurezza assoluta, ma non capivo perché". Secondo i difensori dei due coniugi, invece, Frigerio fu "portato tramite domande" a puntare il dito contro Olindo, in preda a una "comprensibile disfunzione cognitiva" sviluppata in seguito al trauma. Tale condizione, secondo i legali, non renderebbe valida la testimonianza.

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Le tracce di sangue di Valeria Cherubini

Altro punto fondamentale per l'accusa è il sangue trovato sull'auto di Olindo. Si tratterebbe di tracce ematiche di Valeria Cherubini, la vicina di casa morta durante la strage. Secondo i giudici, la macchia di sangue era "molto nitida" e non degradata, quindi non frutto di contaminazione come sostenuto dagli avvocati della difesa.

Secondo la difesa dei due coniugi di Erba, il sangue sarebbe invece stato portato sul battitacco della vettura dei due per contaminazione da parte degli agenti che hanno effettuato la perquisizione nell'automobile di Romano. Per i legali, non sarebbero state trovate altre tracce ematiche nell'auto e nel resto della vettura. Il sangue sarebbe stato trovato solo sul battitacco e la fotografia della traccia di sangue non sarebbe stata scattata "a contrasto", ossia al buio, come da procedura.

Azouz Marzouk nel 2006 perse suo figlio Youssef, di 2 anni, e sua moglie Raffaella Castagna: un delitto per il quale sono stati condannati all’ergastolo due coniugi, Olindo e Rosa Romano. Ma per Azouz, che ancora chiede giustizia, “sono solo dei poveretti che stanno pagando la loro ingenuità”.
Olindo Romano e Rosa Bazzi

La testimonianza fornita da Rosa e Olindo

I due coniugi confessarono poco dopo il fermo, secondo i legali perché "sotto pressione" e vittime "di una vera e propria circonvenzione". In più registrazioni delle due ammissioni di colpa, marito e moglie avrebbero raccontato la versione dei fatti oggi alla base della condanna chiedendo "conferma" agli inquirenti, come a voler ripetere una versione già "decisa" da terzi. Convinzione della difesa è che i due coniugi abbiano confermato "per sfinimento" quanto stabilito dalle autorità "alla ricerca di un colpevole a tutti i costi per un caso ormai mediatico".

La Cassazione ritiene che non vi fosse alcuna forzatura negli interrogatori e che tutti i cambi di versione siano stati correlati alla nuova strategia decisa dall'avvocato. Le confessioni, secondo i giudici, contenevano dettagli che poteva conoscere soltanto chi era stato in quella casa la sera della strage. Rosa e Olindo, infatti, conoscevano la posizione dei cadaveri e sapevano che l'energia elettrica era stata interrotta con il distacco manuale del contattore. I due coniugi, sempre secondo sentenza. sapevano che Raffaella era arrivata a casa con un'auto non sua e che il fuoco che ha lambito l'appartamento della strage è stato alimentato da una pila di libri.

In ultimo, secondo i giudici, sono da considerare anche le frasi scritte da Olindo su una copia della Bibbia in carcere poco prima di ritrattare. "Dio perdona quelli come noi – avrebbe scritto il netturbino-. Accogli nel tuo regno Youssef, sua madre Raffaella, sua nonna Paola e Valeria a cui noi abbiamo tolto il tuo dono: la vita".

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