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Perché il terremoto ci ha cambiato

Una tragedia inaspettata, un pugno in faccia, una lezione severa: cosa possono insegnarci queste 294 vite perse.
A cura di Giorgio Scura
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Quelle immagini non ce le dimenticheremo. Bombardati per giorni da foto, video, voci da sotto le macerie: dentro a quell'inferno sembra di esserci stati davvero. Sarà anche perché è stata la sciagura più grave che abbiamo vissuto dopo l'arrivo dei social network, ma questo terremoto ci è entrato dentro. E non solo ai tanti che quelle scosse le hanno sentite sulla pelle, che hanno tremato di paura e assaggiato il freddo morso del panico. Ma anche a chi da distante, sgomento, non sapeva che fare, indeciso se chiedere ferie e partire per andare a spostare i calcinacci, o mettere insieme un bancale di prodotti alimentari e giocattoli da spedire.

Tutti hanno voluto fare, partecipare in qualche modo. Farsi carico, si spera senza protagonismo, di una tragedia che ci mette tutti allo specchio ma da un'altra prospettiva.

Mentre scrivo sono su un treno, spero non sia solo suggestione, ma percepisco nelle persone un pizzico di gentilezza in più. Un briciolo di cortesia, o solidarietà in più, fosse anche per spostare una valigia o cambiare di posto o offrire un biscotto. Vorrei fosse vero, vorrei che queste 300 morti avessero questo senso.

Ci abbiamo pensato tutti: stai a letto, magari ci hai messo un po' ad addormentarti, cercando di distrarre i soliti problemi di tutti i giorni. Poi, senza preavviso, senza una ragione, senza il tempo neanche di capire cosa stia succedendo, che magari speri èper n secondo che sia solo un incubo troppo realistico, ti crollano addosso i piani di sopra e muori schiacciato sul colpo se ti va bene, se ti va male ci metti ore. Perché gli angeli, solo raramente riescono a salvare tutti.

E allora i giorni dopo, che sei distante, la tua casa c'è ancora, così come tutti i tuoi cari e i tuoi amici, sembra un po' più stupido farsi oscurare da stupidaggini. Appare grottesco e fuori luogo quello che urla e inveisce come una precedenza non data, o si rivolge alla moglie così sgarbatamente solo perché si è scordata qualcosa.

Se questa tragedia, questo pugno in faccia inaspettato e violento, ci ha insegnato questo, a relativizzare, a rimanere sempre felici e grati di tutto quello che abbiamo e che è intatto e non si è sbriciolato nell'arco di un minuto; se ci aiuterà a riconoscere il valore delle persone e delle cose della nostra vita quotidiana; se ci ha fatto ricordare il rispetto che dobbiamo alla Natura e alle sue regole, ecco quei 300 morti in fondo possono non essere inutili. Perché ci avranno cambiato. Anche se solo un po', ma tutti.

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