Perché il maltempo in Emilia Romagna è un evento eccezionale e cosa c’entra il cambiamento climatico
In Emilia Romagna, precisamente nella fascia appenninica che va da Bologna a Cesena, sono caduti 200 mm di pioggia in 24 ore, un evento "estremo" ed "eccezionale", il che è "chiaramente un effetto dei cambiamenti climatici in atto".
A parlare è Mauro Rossi, ricercatore dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Irpi), che a Fanpage.it ha spiegato perché l'ondata di maltempo che sta colpendo l'Emilia Romagna, provocando morte e distruzione, è un evento che può essere considerato eccezionale sulla base di una serie di analisi che riguardano l'accumulo di pioggia e la franosità.
Dott. Rossi, cosa può dirci su quello che sta succedendo in Emilia Romagna?
"È un evento eccezionale per una serie di motivi. Prima di tutto, abbiamo elaborato un indice di rarità delle piogge, è una analisi che facciamo ogni ora a partire da dati che ci sono resi disponibili dalla rete fiduciaria del Dipartimento di Protezione civile nazionale. Questa analisi di fatto parte dalla misurazione delle piogge effettuata con una serie di algoritmi particolari che abbiamo sviluppato nel corso degli anni, a partire dallo storico di pioggia che abbiamo a disposizione, per un totale di circa venti di anni.
Facciamo analisi per varie durate, in questo caso è sulla durata di 24/48 ore, di quelle che sono state tutte le piogge registrate in specifiche zone dell'Italia. Questa informazione ci permette, laddove registriamo una certa quantità di pioggia accumulata, come in questo caso 200 mm in 24 ore, di fare una analisi di eccedenza della pioggia stessa, che ci dice quanto è raro questo evento".
Ed effettivamente quanto è raro?
"Questa analisi ci dice che la pioggia è stata registrata solo l'1%. Questa probabilità in eccedenza è un indice di rarità che sottolinea che questo territorio ha visto piogge così pochissime volte. È questo dà un'idea dell'eccezionalità dell'evento. È una analisi puntuale, che viene fatta a livello di pluviometro per pluviometro. In questo caso quello che è realmente eccezionale è anche l'estensione reale di questo fenomeno, perché non è un localizzato in una zona piccola, ma c'è una fascia appenninica che parte da Bologna e arriva a Cesena e che è stata interessata da questi fenomeni estremi.
Abbiamo poi anche altri tipi di misure che utilizziamo, come quella che ci permette la relazione tra queste piogge e la franosità. Queste informazioni ci dicono che la stragrande maggioranza delle frane che noi abbiamo utilizzato o abbiamo nei nostri database sono occorse con valori di pioggia inferiori a questi. Il che ci conferma che la pioggia che stiamo registrando è talmente estrema che quasi tutte le frane che noi abbiamo censito sono accadute con piogge inferiori.
C'è poi un'ultima condizione: i fenomeni di frana sono abbastanza variegati. Ce ne sono alcuni che risentono in maniera maggiore dell'intensità di picco di pioggia, come nel caso delle colate di detrito o di fango, e altri fenomeni di scorrimenti che vengono giù con un alto grado di saturazione del suolo. In questo caso specifico, noi abbiamo entrambe le condizioni.
Due settimane fa le stesse zone sono state interessate da un fenomeno anch'esso eccezionale. Poi c'è stato un periodo di circa 15 giorni dove il grado di saturazione un po' si è abbassato, poi però ci sono state altre 24/48 ore di pioggia che hanno risaturato completamente il suolo e hanno portato una intensità di picco molto elevata. Duecento millimetri in 24 ore grossolanamente sarà un quinto di quanto piove annualmente in quella zona. E vista la tendenza previsionale, che non è delle migliori, riteniamo che le condizioni non possano che peggiorare".
Secondo lei, quale è la causa di questi eventi così estremi?
"Quest'anno ne abbiamo avuti vari: a settembre c'è stato l'evento di Senigallia, anche se è stato più corto, con pioggia elevatissima, poi c'è stato qualche settimane fa un evento simile sempre in Emilia Romagna, e la stessa cosa è successa anche in Sicilia e Calabria. Il problema è che la frequenza quest'anno è estremamente elevata. Frequenza che può essere sì contingente ma anche un qualcosa che purtroppo sta diventando normalità. Questo è chiaramente attribuibile ad un contesto di cambiamento climatico, che sta rivoluzionando il modo in cui il clima fa pressione sul nostro territorio. Ci sono indicazioni inequivocabili che stiamo osservando il cambiamento climatico e questi sono i suoi effetti".