Perché il corpo di Liliana Resinovich potrebbe non essere stato nel bosco dell’ex Opp per 21 giorni
Il corpo di Liliana Resinovich non sarebbe rimasto per tre settimane nel boschetto dell'ex Opp di Trieste. Lo sostengono i familiari della donna scomparsa il 14 dicembre del 2021 e trovata morta nel gennaio del 2022, ma il dato sarebbe emerso anche dagli accertamenti dei periti nel boschetto dove è stato rinvenuto il corpo della 63enne.
Sulla morte della donna sono ancora tantissimi gli interrogativi aperti e il programma televisivo Quarto Grado ha effettuato una ricostruzione tramite un esperimento "empirico". "Abbiamo posizionato alcuni sacchi dello stesso peso del corpo di Lilly – ha raccontato la giornalista durante il servizio – e lo abbiamo lasciato lì per 3 settimane per vedere quale sarebbe stato lo stato dell'edera e della vegetazione sotto i sacchi.
La condizione dell'edera tre settimane dopo l'esperimento
Tre settimane dopo, come evidenziato dal servizio Tv, i sacchi della spazzatura abbandonati sul luogo del ritrovamento del corpo di Lilly sono apparsi sporchi, mentre l'edera mostrava chiaramente l'impronta del corpo estraneo.
"Le foglie – mostra la reporter – sono ingiallite e ammaccate e mostrano l'impronta di un peso ‘estraneo' lasciato lì per settimane". Confrontando il dato con le fotografie fatte il 5 gennaio del 2022 nel boschetto, appare evidente che il corpo di Liliana non sia rimasto per tre settimane nascosto tra le foglie di edera. Secondo la difesa dei familiari di Lilly, il suo cadavere sarebbe stato portato nel bosco diverso tempo dopo la sua morte, avvenuta secondo loro lo stesso giorno della scomparsa.
Dopo il servizio di Quarto Grado, il marito della 63enne, Sebastiano Visintin, ha convenuto che il corpo della donna potrebbe essere stato portato sul luogo del ritrovamento poco prima che questo avvenisse. "Questo esperimento lo dimostra – ha affermato -. Le prove ci fanno pensare proprio questo".
Il clima tra il 14 dicembre 2021 e il 5 gennaio 2022
Il dato però resta ovviamente soggetto a variabili quali il clima e le condizioni ambientali nel periodo che va dal 14 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022. In quel lasso di tempo, secondo accertamenti, la temperatura sarebbe stata di circa 4 gradi con picchi più elevati nel corso delle settimane. La colonnina di mercurio, però, non si sarebbe mai mantenuta stabile e questo, secondo i periti, avrebbe favorito la decomposizione del corpo se fosse rimasto nel bosco per tre settimane.
"Penso che il suo corpo sia stato tenuto al freddo, anche se non al gelo – racconta in vece Claudio Sterpin, primo amore della 63enne -. Secondo me è stata mantenuta per giorni al freddo e poi portata in quel boschetto, non so dire come o da chi".
L'alibi di Sebastiano Visintin
Nel corso della trasmissione è stato analizzato anche l'alibi di Sebastiano Visintin, marito di Resinovich. Secondo quanto ricostruito durante le indagini, il percorso fatto in bicicletta la mattina della scomparsa di Liliana non sarebbe compatibile con gli agganci del suo cellulare alle celle telefoniche. In particolare, in un passaggio del faldone di inchiesta viene evidenziato che alle 12.47 del 14 dicembre 2021, il cellulare di Visintin avrebbe agganciato la cella telefonica di via San Primo.
In quella strada, però, non vi è alcuna antenna telefonica: il cellulare di Visintin potrebbe invece aver agganciato quella di Monte San Primo, altura che dà sul golfo di Trieste. L'ipotesi di una "svista" nei faldoni delle indagini renderebbe invece coerente l'alibi fornito dal marito della 63enne per il giorno della sua scomparsa.