Perché il cardinale Becciu ha rinunciato al Conclave: le due lettere di Francesco e le pressioni di Parolin

Il cardinale Giovanni Angelo Becciu, già tra i più influenti uomini della Curia romana, ha annunciato ufficialmente questa mattina la sua rinuncia a partecipare al prossimo Conclave che, a partire dal 7 maggio, sarà chiamato ad eleggere il nuovo pontefice dopo la morte di Papa Francesco.
Becciu, 75 anni, era stato privato dei diritti e privilegi cardinalizi nel 2020 per ordine dello stesso Bergoglio in seguito al suo coinvolgimento in un’inchiesta su uno scandalo finanziario senza precedenti in Vaticano. Nel dicembre 2023, è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere per appropriazione indebita e frode, diventando il primo cardinale giudicato e condannato dal tribunale penale vaticano. Il porporato ha sempre professato la propria innocenza e ha avviato un ricorso tuttora in corso; nei giorni scorsi tuttavia aveva annunciato la sua intenzione di partecipare al Conclave come 136esimo cardinale, circostanza che avrebbe potuto contribuire a mutare i delicati equilibri del collegio.

Le ragioni della rinuncia al Conclave di Becciu
Poi il passo indietro, motivato ufficialmente dallo stesso Becciu come un atto di responsabilità: "Ho deciso di obbedire, come ho sempre fatto, alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave, pur rimanendo convinto della mia innocenza", ha dichiarato il cardinale in una nota diffusa stamani. La dichiarazione arriva a una settimana da un'intervista a L'Unione Sarda, nella quale il porporato sosteneva che non ci fosse stata una richiesta esplicita di rinuncia né una volontà chiara di escluderlo dal Conclave.
Le due lettere di Bergoglio a Becciu e il ruolo di Parolin
Oltre le motivazioni ufficiali però ce ne sono anche altre: Becciu, infatti, è destinatario di due lettere firmate da Papa Francesco, una del 2023 e l’altra di marzo 2025, mentre il Pontefice era ricoverato al Policlinico Gemelli. Entramne indicavano chiaramente la volontà del Pontefice di escluderlo dal Conclave. Le lettere sono state mostrate a Becciu giovedì scorso dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, durante un incontro riservato i cui contenuti sono tuttavia trapelati alla stampa.

La decisione del cardinale Becciu di non partecipare al Conclave ha una grande importanza. La sua assenza contribuirà a rasserenare il clima già teso tra i porporati, facilitandone il dialogo in vista della scelta del nuovo Papa.
Originario della Sardegna e ordinato sacerdote nel 1972, Becciu è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° maggio 1984 prestando la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Repubblica Centroafricana, Sudan, Nuova Zelanda, Liberia, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Con Giovanni Paolo II è stato nunzio apostolico in Angola, a São Tomé e Principe. Sotto Benedetto XVI, invece, è stato nunzio a Cuba. Nel 2011 entra, invece, nella Segreteria di Stato come Sostituto per gli Affari Generali, ruolo poi confermato anche da Papa Francesco, che nel 2018 lo nomina cardinale e l'anno successivo prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
L'ascesa vertiginosa di Becciu però si interrompe bruscamente per il suo coinvolgimento nello scandalo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, un'inchiesta dalla quale scaturì un lungo processo di oltre due anni e 86 udienze al termine delle quali, nel 2023, il prelato venne condannato a cinque anni e sei mesi di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel 2020, durante la fase di indagine, venne di fatto esautorato da Bergoglio, che ne accetto la rinuncia all'incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e ai ‘diritti connessi al cardinalato'. Conservò comunque il titolo cardinalizio, seppur senza alcun incarico nella Curia.
In passato il nome di Becciu venne tirato in ballo anche in Australia, nell'ambito del processo per pedofilia che vedeva coinvolto un altro cardinale, George Pell, poi assolto. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, infatti, Becciu avrebbe disposto bonifici per 700 mila euro a diverse persone per sostenere la tesi accusatoria. Indiscrezioni che poi, però, si rivelarono infondate come confermarono gli stessi investigatori australiani.