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Perché gli italiani si laureano in pochi e in ritardo

Su LaVoce.info una interessante analisi sui motivi per i quali gli italiani si laureano in tarda età (e abbandonano con più frequenza le Università).
A cura di Redazione
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Ad riaprire il dibattito sul sistema universitario italiano era stata la pubblicazione dei nuovi dati Eurostat, relativa al numero di laureati nei Paesi dell'area euro. Con il 22,4% di laureati, a fronte di una media europea del 36,8%, il nostro Paesi si collocava infatti all'ultimo posto fra i ventotto paesi europei (il riferimento era ai "diplomi di alta formazione"), malgrado un miglioramento da 5 anni a questa parte (di cui tra l'altro aveva parlato anche il Governo nel Documento di Economia e Finanza).  Discorso simile per quel che concerne il fenomeno degli abbandoni scolastici, che vede il nostro Paese tra le maglie nere (con il 17% registrato nel 2013) e preceduto solo da Spagna (23,5%, record negativo), Malta (20,9%), Portogallo (19,2%) e Romania (17,3%)".

A darci una chiave di lettura diversa e decisamente interessante dei fenomeni descritti sono Maria De Paola, Francesca Gioia e Vincenzo Scoppa, con un pezzo pubblicato su LaVoce.info in cui si analizzano le "cause" e si suggeriscono i "rimedi" che le Università (e il ministero per altri versi) dovrebbero / potrebbero adottare. In particolare però, l'analisis si sofferma sui tanti ritardi nel completamento del percorso di studi, evidenziati dall'indagine Ocse: "Tra i laureati del 2007 (laurea specialistica o a ciclo unico) appena l’11 per cento ha ottenuto la laurea entro i 24 anni; il 40 per cento si laurea tra i 25 e i 26 anni; il 29 per cento tra i 27 e i 29 anni e ben il 20 per cento a 30 anni o oltre. Soltanto il 32,8 per cento degli studenti che si iscrivono all’università porta a compimento il percorso di studio".

Si tratta di un fenomeno complesso, che meriterebbe analisi particolareggiate e risposte "pesate", ma secondo i ricercatori è comunque possibile scindere in due blocchi le "cause" che lo determinano. Ci sono le "responsabilità" individuali degli studenti: la scarsa preparazione con la quale arrivano all'Università ("il rendimento degli studenti delle scuole italiane appare piuttosto scadente nei confronti internazionali"), la poca motivazione, "l'impazienza" ("alcuni studi mostrano che gli individui più impazienti tendono a investire meno in istruzione e a ottenere peggiori risultati in termini di performance scolastica e accademica"), l'abitudine a rimandare gli impegni ("cioè una tendenza alla procrastinazione e una incapacità a rispettare gli impegni temporali, probabilmente a causa di una percezione di costi e benefici immediati come molto più rilevanti rispetto a quelli futuri") e una certa tendenza ad arrendersi alle prime difficoltà.

Di fronte a queste evidenze, le Università si mostrano tutt'altro che preparate. Si legge su LaVoce:

"Le università dovrebbero cercare di strutturare il processo di apprendimento in modo da tener conto delle difficoltà che spesso gli individui incontrano nel mettere in atto strategie ottimali. […] Il sistema universitario italiano, nella maggior parte dei casi, lascia invece gli studenti liberi di pianificare la propria attività di studio. Gli studenti sono liberi di scegliere se e quando frequentare le lezioni, se sostenere l’esame alla fine del corso o rimandarlo alle diverse sessioni successive. Questo tipo di organizzazione può essere efficace per studenti molto determinati, ma per molti altri potrebbe essere importante avere scadenze vincolanti e costi immediatamente percepibili in caso di mancato rispetto delle stesse".

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