Perché gli eventi estremi come ondate di calore e nubifragi aumenteranno sempre più in futuro
Un nubifragio si è abbattuto la scorsa notte su Milano allagando numerose strade e abbattendo centinaia di alberi. Il maltempo, però, ha interessato anche il resto della Lombardia e causato anche due vittime: una donna di 58 anni a Lissone, in Brianza, e una ragazza di 16 anni a Corteno Golgi, in provincia di Brescia. Entrambe sono state uccise da alberi divelti dalla violenza del vento. A Venezia "sono caduti chicchi di grandine grossi come mele", come ha affermato il presidente della Regione Luca Zaia e in generale gran parte del nord Italia è stato interessato da precipitazioni eccezionali e grandinate che hanno provocato danni alle auto e soprattutto all'agricoltura.
Nel frattempo Palermo è assediata da decine di incendi, e un’anziana è deceduta nella sua abitazione perché i soccorritori non sono riusciti raggiungerla a casa a causa delle fiamme. Nel capoluogo siciliano ieri è stato polverizzato il precedente record di temperatura e sono stati registrati ben 47 gradi. A Catania, intanto, la popolazione è senza acqua e corrente elettrica da giorni perché l’asfalto delle strade è rovente e ha danneggiato i cavi interrati.
Sono gli effetti del cambiamento climatico, fenomeno che in molti ancora negano palesemente o ignorano del tutto nonostante gli allarmi lanciati da decenni dalla comunità scientifica. Gli eventi estremi degli ultimi giorni – dalle ondate di calore ai nubifragi – sono destinati però a diventare la normalità nel prossimo futuro, ed è bene che vengano tempestivamente messe in campo politiche di mitigazione e adattamento. A ricordarlo a Fanpage.it è Giulio Betti, meteorologo e climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze, nonché socio AMPRO (Associazione Meteo Professionisti).
A cosa sono dovuti gli eventi meteo estremi che si sono abbattuti sulla Lombardia?
L'Italia settentrionale si è trovata per tutta la durata di questa ondata di calore – ben 17 giorni – nella zona di confine tra masse d'aria umida e relativamente fresca che transitavano sull'Europa centrale e una massa d'aria secca e molto calda in quota e al suolo di origine sub-tropicale/desertica. Essendo il nostro Paese collocato sul margine tra queste due masse d'aria, e con la presenza delle Alpi, che rappresentano un trampolino d'innesco dei temporali, purtroppo per svariati giorni abbiamo assistito a temporali rovinosi. In un primo momento si sono verificati sull'arco alpino; poi, mano a mano che il flusso perturbato atlantico si è abbassato, anche la Valpadana è stata duramente colpita. Questo territorio infatti funge da "collettore" di aria calda e qui si sono create le condizioni per temporali molto forti e grandinigeni.
Dobbiamo aspettaci che questi eventi estremi siano sempre più frequenti in futuro?
La risposta è sì. Semplicemente sì.
Perché?
L'atmosfera tende a scaldarsi sempre più e ad incamerare nuova energia. Aumenterà la concentrazione di vapore acqueo, che cresce del 7% ad ogni grado in più di temperatura. Laddove si creeranno le condizioni questo surplus di energia e vapore darà luogo a temporali e precipitazioni molto intense. La spiegazione, in parole povere, è questa.
E si tratta di una condizione reversibile, oppure bisognerà riprogettare le nostre vite per fronteggiare questi fenomeni?
Si tratta di una condizione irreversibile. Bisogna adattarci al cambiamento climatico e fare in modo che non peggiori ulteriormente. Occorre mettere in conto che le ondate di calore ed altri eventi estremi saranno sempre più frequenti, diventeranno normali; nel contempo bisogna fare in modo che la situazione non precipiti sempre di più, e per farlo occorrono politiche di mitigazione delle emissioni di gas climalteranti. Altrimenti il clima peggiorerà a una velocità tale che non riusciremo mai ad adattarci.
Mentre la Lombardia e altre regioni del nord Italia (Veneto, ad esempio) sono state interessate da nubifragi, forti venti e grandinate, a Palermo sono divampati decine di incendi alimentati dal vento.
Esatto. Ricordo che gli eventi estremi non sono costituiti solo dalle piogge o dalla grandine ma anche dalle ondate di calore e dai picchi termici: tali fenomeni dovrebbero avere tempi di ritorno molto ampi, invece iniziamo ad osservarli sempre più spesso. Tanto per fare un esempio ieri, lunedì 24 luglio, in Italia sono ufficialmente caduti sette record storici assoluti di temperatura massima mai osservata. Oltre al nuovo record di temperatura in Europa di luglio (48.2 °C in Sardegna, Jerzu) sono stati registrati i record di Palermo Osservatorio 47 °C (precedente 44,6 °C); Decimomannu: 46.8 °C; Ustica: 43 °C; Cagliari: 44,6 °C; Olbia: 47,4 °C; Capo San Lorenzo: 47 °C; Capo Bellavista: 45 °C.
Cosa ci attende nei prossimi giorni?
A partire da domani, 26 luglio, il caldo eccezionale finirà anche al sud; i primi di agosto farà caldo, le temperature saranno comunque superiori alle medie del periodo, ma la situazione sarà molto più gestibile di quella attuale. Fino al 3/4 agosto, quindi, sembra scongiurata una nuova ondata di calore intensa come quella degli ultimi 17 giorni.
Qualcuno si ostina a dire che in estate "è sempre stato caldo" e non ci sarebbe nulla di anomalo in queste settimane. Da scienziato del clima, cosa risponde loro?
È molto semplice. Qualcuno finge di non sapere che la temperatura media delle estati europee ed italiane dal 1980 ad oggi è aumentata di oltre due gradi. Dal punto di vista climatologico si tratta di un'enormità, di un aumento clamoroso in appena 40 anni. Questa crescita delle temperature è uno degli effetti del cambiamento climatico ed è dovuta all'aumento della frequenza e delle intensità delle ondate di calore. Un tempo questi fenomeni erano molto più rari e venivano compensati da fasi fresche e gradevoli. Ora non più.
A causa di El Niño dobbiamo aspettarci altre temperature record nel 2024?
Non è necessariamente detto che El Niño colpirà proprio il Mediterraneo: si tratta di un fenomeno globale che invece porterà gravi problemi soprattutto in Australia, sulle coste dell'America Latina e in India, e che contribuirà probabilmente a un nuovo record delle temperature globali. Non è detto però che gli effetti di El Niño interesseranno direttamente anche l'Italia. Tuttavia questo eccesso di calore e le temperature molto elevate dell'Atlantico e del Mediterraneo potrebbero portare quest'autunno e inverno a due estremi: o fasi anticicloniche durature (nuova pesante siccità) o a precipitazioni estremamente abbondanti. La speranza è che ci sia una via di mezzo tra queste condizioni, però è realistico che si vada invece incontro a situazioni preoccupanti. Ripeto: il calore eccezionale dovuto al Niño e le anomalie termiche elevate nell'Atlantico e nel Mediterraneo avranno conseguenze delle quali faremmo volentieri a meno.