Perché è stata concessa la semilibertà ad Alberto Stasi: non c’entra la vicenda Sempio

"Un percorso carcerario connotato dal rigoroso e costante rispetto delle regole, anche nel corso dei benefici penitenziari concessi", con questa motivazione il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, Il 41enne, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco. I giudici hanno accolto così l'istanza presentata dai legali dell'uomo che non ha nulla che fare invece con la nuova inchiesta sul delitto di Garlasco che vede tra gli indagati Andrea Sempio e che si basa su nuove perizie e tracce biologiche da valutare con esami del dna.
"Stasi ha sempre manifestato empatia e sofferenza per la vittima"
Alberto Stasi "ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso la parte offesa", cioè Chiara Poggi e la sua famiglia, scrivono i giudici della Sorveglianza di Milano nel provvedimento con cui hanno dato il via libera alla semilibertà per il detenuto che già da tempo usufruiva di considerevoli spazi di libertà con permessi premio e lavoro diurno all'esterno come contabile.
Tra le motivazioni addotte dalla difesa e riconosciute dai giudici, il "costante senso di responsabilità e correttezza personale, nelle attività organizzate negli istituti e nelle attività lavorative o culturali" riconosciuto dagli educatori di Bollate. Stasi ha tenuto "un comportamento in linea con l'accettazione della condanna" pur proclamandosi innocente visto che per la semilibertà non è necessario il ravvedimento.
Stasi non aveva divieto di rapporti con i giornalisti
Considerazioni che hanno spinto i giudici ad andare anche contro il parere negativo del Procuratore Generale che aveva sottolineato invece come Stasi avesse rilasciato un'intervista sul caso Garlasco proprio nel corso di un permesso premio.
Proprio in relazioni all'intervista i giudici scrivono però che "Con riferimento ai rilievi del Procuratore Generale relativi all' intervista del 22.03.2025, rilasciata nel corso di un permesso premio, si osserva che li provvedimento concessivo del beneficio non imponeva al detenuto alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti". Stasi dunque non aveva alcun divieto di incontrare giornalisti e inoltre, secondo il tribunale, l'intervista è stata caratterizzata da un "tenore pacato".
"Si osserva quindi che, a prescindere da ogni diversa valutazione circa la possibilità da parte del permessante di intrattenere rapporti con la stampa, considerato il tenore pacato dell'intervista, ritiene il Collegio che tale comportamento, se valutato nel contesto di un percorso carcerario connotato dal rigoroso e costante rispetto delle regole, anche nel corso dei benefici penitenziari concessi (grazie ai quali già usufruisce di considerevoli spazi di libertà), non sia idoneo ad inficiare gli esiti della relazione di osservazione" hanno stabilito i giudici.
Soddisfazione dei legali di Stasi
Soddisfazione è stata espressa dai legali di Stasi. "Siamo contenti e soddisfatti della decisione del tribunale della libertà ma siamo allo stesso tempo rammaricati per le notizie che sono circolate da mercoledì in merito all'intervista concessa dal mio assistito a Le Iene soprattutto perché non era necessaria alcuna autorizzazione" ha spiegato l'avvocata Giada Bocellari aggiungendo che "Inoltre, secondo il tribunale, nella stessa intervista Stasi mostra empatia nei confronti di Chiara Poggi e questo ha convinto il tribunale a non tenerne conto".
La famiglia Poggi: "Speriamo di non incontrarlo"
Considerazioni non condivise dalla famiglia Poggi. La madre di Chiara, Rita Preda, dopo aver appreso la decisione del Tribunale per Stasi ha commentato: "L'abbiamo saputo poco fa. Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai".