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News sull'omicidio di Isabella Noventa

Perché è quasi impossibile che i resti rinvenuti a Marghera appartengano a Isabella Noventa

Le ossa ritrovate a Marghera lo scorso 30 gennaio sono di Isabella Noventa? L’unica risposta inconfutabile arriverà dal test del Dna, ma alcuni elementi portano a pensare che il fantasma della segreteria padovana è destinato a non trovare (ancora) pace.
A cura di Anna Vagli
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L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Non è solo retorica. Lo fa sia per il piacere sadico e sottile di veder compiuta la propria opera sia per sincerarsi che non vi siano più tracce delle proprie azioni.

È possibile che questa “attitudine criminale” abbia indotto Freddy Sorgato in errore? Del resto, ci vuole “talento” non solo per commettere un delitto e occultarne il corpo. Ma anche per la gestione della fase successiva. Quella fatta molto spesso di decisioni cruente e affrettate. Che inducono l’assassino a commettere i famosi venti errori.

Il delitto perfetto non esiste. Per questo, l’assassino, o gli assassini, devono essere abili nel tentare di renderlo impunito.

Dunque, le ossa ritrovate a Marghera lo scorso 30 gennaio sono di Isabella Noventa? Davvero, il giorno successivo all’omicidio, Sorgato è tornato sulla scena del crimine? Sicuramente, alcune suggestioni, quali la localizzazione del telefono di quest'ultimo nella zona dove sono stati ritrovati i resti, probabilmente di donna, farebbero auspicare la possibilità di dare degna sepoltura a quel che resta di Isabella Noventa. Freddy conosceva molto bene la località in considerazione del lavoro che svolgeva. Lì, infatti, si trovavano i depositi di carburante che commerciava.

In attesa delle risultanze genetiche, andiamo per gradi.

Le celle telefoniche

Come anticipato, i tabulati telefonici collocano Freddy Sorgato, precisamente tra le 15:13 e le 16:34 del 17 gennaio 2016, in via della Chimica.  Ciò significa, tradotto in celle telefoniche, che il giorno successivo all'omicidio di Isabella Noventa, il cellulare di Sorgato ha agganciato tre celle telefoniche a Marghera.

Località dove lo scorso 30 gennaio sono stati trovati resti di un cadavere che dalle dimensioni delle ossa sembrano, almeno a un primo esame obiettivo, riconducibili a una donna. Ad alimentare le speranze della famiglia sono state anche le valutazioni preliminari del medico legale. Quest'ultimo ha infatti datato la morte a sette anni fa, vale a dire nel gennaio 2016. Proprio quando Isabella è scomparsa. Vi è di più.

Freddy Sorgato
Freddy Sorgato

Anche i cellulari di Debora Sorgato e Manuela Cacco agganciano le celle della zona. Questa volta, però, la mattina dell’omicidio. Difatti, quel giorno le due donne erano andate a fare colazione a Nave de Vero. È plausibile che possa essersi trattato di un sopralluogo per testare la fattibilità di nascondere quello che sarebbe stato poi il cadavere di Isabella? Suggestivo, dicevo.

In questo senso, senza dubbio i tracciati telefonici sono funzionali e utili in chiave investigativa. Ma non sono infallibili. E soprattutto devono essere letti nella maniera corretta. Ciò perché le celle telefoniche hanno un ampio raggio e una vasta area di copertura territoriale. Difatti, il loro raggio d'azione massimo arriva fino a 30 chilometri.

Dunque, capite bene, che essendo quella di Marghera un’area abitualmente frequentata da Freddy per lavoro, e considerato in aggiunta l’ampio raggio di copertura delle celle, non è particolarmente significativo il fatto che l’uomo si trovasse in quell’area il giorno successivo alla morte della Noventa. Chiaramente, un dato non rilevante se non supportato da altri elementi.

I reperti intorno alle ossa

Tra le ossa rinvenute in un'area dismessa a Marghera c'erano anche una scarpa verde taglia numero 38 e un orologio di poco valore. Questi due reperti, sempre in attesa delle risultanze genetiche, portano sulla base di criteri della logica investigativa a escludere che quanto rinvenuto sia riconducibile a Isabella Noventa. Andiamo per gradi.

Isabella portava scarpe di numero 35. Pertanto, quelle rinvenute accanto alle ossa non potevano appartenerle. In questo senso, abbiamo anche un'altra importante testimonianza. Secondo quanto raccontato da Paolo Noventa, fratello della donna, la sera in cui è scomparsa la sorella indossava degli stivaletti. Coerentemente, quindi, le scarpe repertate a Marghera dovevano essere indossate da quel cadavere.

Un cadavere che, seguendo questo ragionamento, non è sovrapponibile a quello di Isabella Noventa. Del resto, c'è una regola fondamentale che orienta la logica investigativa. Mi riferisco al cosiddetto Rasoio di Occam, in forza del quale “a parità di fattori la soluzione più semplice è quella da preferire”.

Passiamo in rassegna il secondo reperto. Dicevamo, che tra le ossa è stato rinvenuto un orologio di poco valore. Secondo sempre quanto raccontato da Paolo, Isabella teneva in casa almeno una cinquantina di orologi. Orologi che però non utilizzava mai per uscire. E non lo faceva perché teneva sempre al polso il suo orologio marca Rolex.

L'unica risposta inconfutabile arriverà dal test del Dna, per il cui esito ci vorrà qualche settimana. Ma sulla base di quanto ricostruito in termini di intuito investigativo, c'è da credere che il fantasma di Isabella Noventa è destinato a non trovare (ancora) pace.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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