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Covid 19

Perché è molto rischioso riaprire gli impianti sciistici durante la pandemia di Covid-19

“Anche se non avremo zone rosse a Natale, non ci sarà alcuna vacanza sulla neve” ha messo in chiaro Conte che punta a chiusura totale degli impianti sciistici ma le associazioni di categoria parlano di colpo di grazia all’economia locale. Lo stesso governo italiano sta insistendo con i partner europei per mantenere chiusi almeno fino al 10 gennaio tutti gli impianti sciistici in modo da non causare concorrenza sleale.
A cura di Antonio Palma
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Nonostante la curva dei contagi da coronavirus sia tutt’altro che in discesa, da giorni in Italia è acceso il dibattito sulla riapertura delle stazioni sciistiche per il periodo natalizio per consentire così ai gestori degli impianti di salvare in parte la stagione invernale. Una richiesta che arriva dagli esercenti, che parlano di colpo di grazia all’economia locale, ma anche da alcuni amministratori locali ma che vede la netta opposizione del Governo che non intende ripetere quanto accaduto a Ferragosto, come ha spiegato il Premier Giuseppe Conte. “Anche se non avremo zone rosse a Natale, non ci sarà alcuna vacanza sulla neve” ha messo in chiaro Conte.

Il caso di Ischgl e i contagi sulla neve

A pesare sulla scelta del governo di non aprire gli impianti sciistici non solo l’andamento dei contagi nel Paese con le principali mete alpine in zona rossa ma proprio quanto accaduto in precedenza durante la prima ondata. Tutti ricordano ad esempio il caso di Ischgl, la meta turistica alpina in Austria considerata uno dei principali focolai del contagio nell’Europa de nord dove in piena pandemia si è assistito ad enormi assembramenti di persone che poi, una volta tornate a casa, hanno diffuso il virus nelle loro comunità. Si era infatti proprio nel pieno della pandemia mondiale quando la esclusiva località turistica, considerata la Ibiza delle Alpi, accoglieva ancora migliaia di persone senza alcun tipo di controllo o misura anti-contagio tra le affollate piste.

La riapertura degli impianti da sci in piena stagione influenzale

Del resto se l'attività sciistica in sé può considerarsi a basso rischio perché sport individuale all’aperto, è tutto quello che avviene prima e dopo a preoccupare cioè lo spostamento delle persone, le code per l'accesso agli impianti e i luoghi di ristoro. Gli stessi meccanismi a cui si è assistito durante la scorsa estate e che hanno portato alla seconda ondata a ci stiamo assistendo oggi. Da non sottovalutare inoltre che siamo nel pieno dell’inverno e della stagione influenzale e in una situazione dove gli sbalzi di temperatura sono all’ordine del giorno diventa diffusa la congestione delle vie aeree superiori con più probabilità di essere aggrediti da virus respiratori.

L'Italia punta a chiusura impianti sciistici a livello europeo

Eppure pochi sembrano aver tratto le dovute conseguenze visto che proprio Ischgl potrebbe riaprire la stagione nella seconda metà di dicembre seguita da altre località sciistiche in Austria. Per questo lo stesso governo italiano sta insistendo con i partner europei per mantenere chiusi almeno fino al 10 gennaio tutti gli impianti sciistici in modo da non causare concorrenza sleale. I Paesi però per il momento si muovono autonomamente. Francia e Germania decidono a dicembre, la Svizzera invece ha già riaperto mentre il governo di Vienna ha annunciato uno screening di massa, come quello avvenuto in Alto Adige che ha portato alla revoca del lockdown totale, che andava oltre le misure previste per le zone rosse.

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