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Covid 19

Perché è importante rilasciare i brevetti sui vaccini per uscire dalla pandemia

Almeno 39 milioni di dosi di vaccino sono state somministrate nei paesi più ricchi del mondo, mentre in quelli poveri le persone vaccinate sono solo poche decine: ecco per quale ragione è indispensabile che le case farmaceutiche rilascino i brevetti sui sieri contro il Covid per mettendo all’umanità di immunizzarsi. Perché da una pandemia o si esce tutti o, semplicemente, non si esce.
A cura di Davide Falcioni
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Una donna viene vaccinata contro il Covid in Brasile
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Il Sud Africa – il paese del continente più colpito dalla pandemia di coronavirus con  1,3 milioni di contagi e quasi 39 mila morti – pagherà le dosi di vaccino anti Covid di Oxford-AstraZeneca a un prezzo quasi 2,5 volte superiore rispetto alla maggior parte dei paesi europei. In Israele, dove la campagna di vaccinazione procede al ritmo più spedito del mondo, il governo ha deliberatamente escluso milioni di palestinesi che vivono nei territori occupati in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: a loro le dosi arriveranno solo molto dopo, solo quando gli israeliani saranno stati immunizzati. In tutta l'Africa, secondo le stime più ottimistiche, solo il 20% degli abitanti potrebbe essere vaccinata entro il 2021 e solo grazie alla "generosità" di Russia e Cina, che forniranno dosi di Sputnik V e Coronavac a patto che la popolazione partecipi in massa alla sperimentazione clinica. La pandemia di coronavirus sta mostrando quindi ancora una volta l'egoismo dei paesi più ricchi del mondo nei confronti di quelli più poveri: prima ancora che un siero efficace venisse messo in produzione l'UE aveva prenotato dosi per vaccinare due volte  la sua intera popolazione, idem Stati Uniti d’America e Regno Unito, mentre il Canada è arrivato ad ordinare così tanti vaccini da immunizzare tutti i suoi abitanti per cinque volte.

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Il 14% della popolazione mondiale ha il 53% dei vaccini

Quello delle disuguaglianze nell'affrontare la pandemia è un tema da affrontare con la massima urgenza per ragioni non solo etiche, ma anche sanitarie ed economiche. Secondo People's Vaccine Alliance – l'organizzazione formata da Amnesty International, Frontline Aids, Global Justice Now e Oxfam – i Paesi ricchi con appena il 14% della popolazione mondiale si sono assicurati il 53% dei vaccini già pronti nel tentativo di "mettersi in salvo" in anticipo: questa logica egoistica si sta in realtà rivelando fallimentare, se si considera che ad oggi in Europa solo i sieri di Pfizer-BionTech e Moderna sono stati approvati dall'EMA, e che per di più il boom di richieste sta generando ritardi che rischiano di compromettere l'intera campagna vaccinale. Lo vediamo in Italia proprio in questi giorni.

"L’approccio ‘prima a me' ai vaccini COVID-19 da parte di alcuni paesi e produttori sta mettendo a rischio un accesso equo a questi trattamenti salvavita", ha dichiarato tre giorni fa il capo dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando che "anche se i vaccini portano speranza ad alcuni, diventano un altro mattone nel muro della disuguaglianza tra chi ne ha e chi non li ha". Tedros ha riferito che "mentre 39 milioni di dosi sono state somministrate in almeno 49 paesi più ricchi, solo 25 dosi sono state somministrate in una nazione a reddito più basso, e non 25 milioni, o 25 mila ma solo 25!. Devo essere schietto: il mondo è sull'orlo di un catastrofico fallimento morale – e il prezzo di questo fallimento sarà pagato con vite e mezzi di sussistenza nei paesi più poveri del mondo".

Stop ai brevetti e proprietà intellettuali sui vaccini per la durata dell'emergenza sanitaria

È più urgente che mai quindi trovare delle soluzioni praticabili perché è chiaro che da una pandemia globale o si uscirà tutti, o molto semplicemente non si uscirà affatto se miliardi di persone saranno escluse dalle vaccinazioni. Un tema che sta facendo capolino negli ultimi giorni è quello sull’esproprio dei brevetti, o sulla sospensione totale della proprietà intellettuale in materia di vaccini, almeno per la durata dell’emergenza sanitaria. Pubblicare la "ricetta dei vaccini" consentirebbe di estenderne la produzione in tutto il mondo, accelerando – e di molto – la campagna di immunizzazione e quindi la fine della pandemia. Non sarebbe una bestemmia: del resto se per lo sviluppo dei primi farmaci efficaci e sicuri sono state bruciate le tappe ciò è avvenuto soprattutto grazie agli impressionanti contributi pubblici elargiti dai governi alle case farmaceutiche: Moderna, ad esempio, ad aprile 2020 ha ricevuto 483 milioni di dollari dal governo statunitense   mentre BionTech ("socia" di Pfizer) 450 milioni da quello tedesco. Ciononostante nessuna delle due aziende sembra intenzionata a rinunciare a ulteriori profitti.

Chi ha finanziato i vaccini. Fonte: BBC
Chi ha finanziato i vaccini. Fonte: BBC

Proprio per chiedere che non vengano generati guadagni miliardari su una catastrofe sanitaria è nata la campagna "No Profit on Pandemic", che chiede che la proprietà intellettuale non intralci la produzione e la distribuzione dei vaccini: "Abbiamo tutti diritto alla salute – spiega la petizione, che può essere firmata online -. In una pandemia, la ricerca e le tecnologie dovrebbero essere condivise ampiamente e rapidamente in tutto il mondo. Un'azienda privata non dovrebbe avere il potere di decidere chi ha accesso a cure o vaccini e a quale prezzo".

L'esigenza di condividere tutte le informazioni utili per sconfiggere la pandemia è stata  riscontrata anche dall'ONU, che ha dato vita al Covid-19 Technology Access Pool (C-TAP), un unico luogo in cui "condividere volontariamente la conoscenza, la proprietà intellettuale e i dati relativi alla tecnologia sanitaria COVID-19. Il pool attingerà ai dati pertinenti" per garantire l'estensione del diritto alla salute a tutti i popoli. Il principio è elementare: se aziende e stati condivideranno le informazioni scientifiche relative allo sviluppo dei vaccini sarà più semplice, per i paesi più poveri, produrli autonomamente e immunizzare centinaia di milioni di persone. Come ricorda Human Right Watch, però, alla "call to action" di C-TAP a dicembre 2020 hanno aderito solo sei paesi africani: Egitto, Mozambico, Sud Africa, Sudan, Tunisia e Zimbabwe. Neppure Pfizer – BioNTech, Moderna e AstraZeneca stanno contribuendo.

Gli industriale del Farmaco: "No alla liberazione dei brevetti"

Contro la proposta di liberate i brevetti si è schierato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria: "Non è interesse di nessuno far mancare i propri prodotti, ancor di più se parliamo di vaccini anti-Covid in fase di pandemia – osserva Scaccabarozzi –. Liberare i brevetti non è la soluzione per produrre più vaccini perché la tutela della proprietà intellettuale e i brevetti servono proprio a garantire la ricerca, che è onerosa, richiede risorse economiche, umane e tempo. Le aziende produttrici di vaccino stanno stringendo accordi in tutto il mondo per allargare la produzione. Ci sono già partnership in corso". Insomma, per i rappresentanti delle aziende che producono farmaci la proprietà intellettuale è sacra e inviolabile.

Liberare i brevetti per accelerare la campagna di vaccinazione

Da giorni, però, sono evidenti i problemi relativi alla disponibilità dei vaccini in tutta Europa. La prossima settimana in Italia arriverà il 20% in meno delle dosi di vaccino Pfizer inizialmente pianificate rischiando di compromettere seriamente una campagna vaccinale che era cominciata nel migliore dei modi. Ai ritardi della casa farmaceutica USA si sommano poi quelli del vaccino AstraZeneca, su cui il governo italiano aveva investito con decisione ma che non ha ottenuto ancora il via libera dell'EMA. Liberare brevetti e proprietà intellettuali almeno per la durata dell'emergenza sanitaria potrebbe accelerare sensibilmente i tempi. Che aspettiamo?

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