Il Soccorso Alpino spiega come evitare il pericolo valanghe e come equipaggiarsi per ridurre i rischi
Manca ormai solo una settimana, poi inizieranno le vacanze di Natale e migliaia di appassionati si riverseranno sulle piste da sci: dopo due anni alle prese con le restrizioni della pandemia, hotel e rifugi in alta quota torneranno a riempirsi di persone con ciaspole, ramponi, snowbord e sci ai piedi, amanti delle vette non sempre ben equipaggiati o formati.
In questo quadro, complici anche i repentini mutamenti delle condizioni meteo, dovuti anche al cambiamento climatico, il rischio che delle valanghe si stacchino e travolgano sciatori ed escursionisti è alto. Come fare per evitarlo, o quanto meno limitarlo? Quali sono le attrezzature obbligatorie in montagna? Fanpage.it ha interpellato un esperto che quotidianamente prende parte a operazioni di salvataggio, Ennio Rizzotti, guida alpina, speleologica e canyon, istruttore nazionale del Soccorso Alpino e tecnico di elisoccorso.
Il meteo di questo periodo, con frequenti sbalzi delle temperature, può aumentare il rischio valanghe?
Il cambiamento climatico gioca senza dubbio un ruolo e il passaggio da un basso rischio di valanghe a uno elevato può essere davvero repentino: talvolta bastano poche ore per passare da una situazione di relativa sicurezza a una invece di grande pericolo. Tuttavia esistono siti specialistici piuttosto precisi sia per quanto riguarda l'aspetto meteorologico e nivologico: è necessario quindi che chi va in montagna li consulti sempre prima di avventurarsi in un'escursione o in una discesa sugli sci valutando le zone più sicure, pianificando attentamente le attività da fare e quando possibile affidandosi sempre a dei professionisti. Talvolta basta una telefonata a una guida esperta, con un alto grado di conoscenza del territorio, per evitare di mettersi in guai seri.
Dove ci si può informare sulle zone più pericolose?
I siti di riferimento, sia per quanto riguarda l'aspetto nivologico che meteorologico, sono quelli ufficiali delle regioni, molto aggiornati soprattutto su tutto l'arco alpino (non altrettanto sugli Appennini) e curati dalla Protezione Civile e da veri meteorologi. Lì è possibile leggere sia i bollettini meteo che quelli sulle valanghe. Ottimo anche il sito Meteomont dell'Arma dei Carabinieri. I siti meteo più comuni, pur essendo abbastanza precisi, non sempre si avvalgono di esperti in grado di analizzare la situazione da zona a zona, interpretando correttamente e nel dettaglio i modelli matematici. Dopodiché è fondamentale leggere i bollettini valanghe emessi 2/3 volte alla settimana nella loro interezza perché forniscono informazioni molto dettagliate, indicando situazioni morfologiche locali che possono determinare la sicurezza o meno di una gita. Insomma, non basta una visualizzazione superficiale di questi bollettini.
Come bisogna attrezzarsi? Come si va in montagna d’inverno?
Bisogna necessariamente fare delle distinzioni. L'attività più evoluta è lo scialpinismo sportivo o freeride ed è indispensabile ed obbligatorio, per chi lo pratica, dotarsi di attrezzatura minima di soccorso come arva o artva (apparecchio da ricerca valanga, ndr), pala e sonda, sapendo utilizzare tutti e tre (non solo la radio, quindi). Ricordo che questi strumenti sono ormai obbligatori per legge. Ad integrazione occorrono anche casco protettivo e zaino con abs, un particolare pallone che viene gonfiato in caso di valanga aiutando il galleggiamento.
Sulle montagne non ci sono solo sciatori ma anche moltissimi escursionisti.
Sì, quelli che fanno passeggiate con le ciaspole o con i ramponi. I primi generalmente percorrono sentieri o strade forestali, ma talvolta affrontano anche pendii molto ripidi mettendosi in pericolo: le racchette da neve infatti creano sul manto nevoso un sovraccarico che va a sollecitare gli strati deboli interni provocando talvolta delle valanghe. Ci sono poi gli escursionisti con ramponcini elastici o "catenelle", molto in voga soprattutto negli ultimi anni: questi devono prestare la massima attenzione a non affrontare elevate pendenze o tratti ghiacciati, dove è necessario invece equipaggiarsi con un vero e proprio rampone. Anche costoro in alcuni casi rischiano di far staccare delle valanghe e per questo, quando si recano in siti valanghivi, sono tenuti ad equipaggiarsi con arva, pala e sonda. A tutti, comunque, consiglio di dotarsi di bastoncini telescopici, molto utili nel limitare le scivolate.
Oltre all'equipaggiamento quanto conta la preparazione?
Molto: ovviamente il rischio zero non esiste e anche i più esperti possono mettersi in pericolo. Tuttavia saper affrontare gli ambienti montani con cognizione di causa e attrezzatura adeguata è indispensabile. Capita sempre più spesso di vedere escursionisti con scarpe non adeguate, talvolta semplici doposci Moon Boot, Converse, birkenstock o scarpe da tennis. Qualcuno pensa davvero di essere nelle vie dello shopping di Cortina. Occorre poi essere molto umili: mi sono capitate situazioni in cui escursionisti improvvisati si atteggiavano a super eroi sui social network prendendo sotto gamba situazioni molto pericolose. Qualcuno di loro qualche volta poi ci ha lasciato la vita.
Cosa fare se si viene travolti da una valanga e se, per fortuna, si sopravvive sotto la neve?
Sembrerà una banalità ma la regola fondamentale è non farsi travolgere da una valanga: statisticamente, negli incidenti conosciuti, (molti non vengono segnalati perché in Italia provocare una valanga è reato) le vittime hanno una grande probabilità di finire all'altro mondo. Almeno una persona su tre è spacciata. Nell'eventualità di essere travolti da una slavina bisogna assicurarsi che gli sci si stacchino dai piedi e possibilmente tentare di coprirsi le vie aeree con un semplice scaldacollo per evitare che la bocca si riempia di neve e non si riesca più a respirare. Dopodiché se si finisce sotto una valanga – e si ha la fortuna di sopravvivere – non si può fare praticamente niente, se non attendere soccorsi.
E qui tornano utili arva, pala e sonda.
Sì, sono indispensabili perché permettono a chi assiste a una valanga, ma non ne viene travolto, di prestare i primi soccorsi. Statisticamente sappiamo che i primi 15 minuti sono indispensabili per estrarre una vittima ancora viva.