Un colpo di reni reazionario, una sorta di moto di stizza che ha ricordato il vecchio clericalismo un tempo in voga nei palazzi apostolici oppure la volontà di intestarsi un’area di dissenso tra i nostalgici ratzingeriani che sono in conclave?
Sono varie le ipotesi che in queste ore sono circolate in Vaticano intorno all’atteggiamento davvero sopra le righe di Padre Georg Gänswein, il braccio destro di Papa Benedetto XVI, che nel cuore del lutto più grande per la Chiesa negli ultimi venti anni, ha azionato la leva della polemica a mezzo stampa alzando polveroni e lanciando accuse dirette a Papa Francesco che durante la sua omelia domenicale gli ha risposto indirettamente affermando che "il chiacchiericcio è un'arma letale".
Chiamato a rapporto da Bergoglio nella giornata di ieri, il prelato tedesco è stato "de facto censurato" e invitato al silenzio stampa sia per rispetto del defunto Papa emerito che per il momento delicato che la Chiesa vive con la messa a terra di numerose riforme.
Padre Gänswein ha chiesto di poter essere valorizzato dopo anni di fedele servizio e ha espresso il desiderio di diventare Nunzio Apostolico in un Paese dell’Est. Per il momento Papa Francesco ha congelato ogni decisione ed è intenzionato a non far passare questa scorribanda in modo leggero.
Tra le stanze leonine infatti c’è il timore che questa modalità operativa diventi la prassi di tutti coloro che destabilizzando la Cattedra di Pietro possano pensare di ottenere promozioni o riconoscimenti pubblici. Oltre agli effetti morali del chiacchiericcio da corte c’è un tema non più eludibile e che preoccupa in tanti: la sicurezza e la tenuta politica dello Stato Vaticano.
Se in passato le lotte di potere passavano per complotti, sabotaggi, cartellate di stampa scagliate con violenza, oggi per il percorso di riforme compiute da Bergoglio non c’è più spazio per intemperanze che fanno ripiombare la Santa Sede in una percepita immaturità di governo figlia di una confusionale gestionale.
Inoltre Padre Georg Gänswein non è un semplice prelato, è stata ed è una figura istituzionale di primo livello, che ha governato in modo forte un pezzo della Curia, un uomo che è a conoscenza di molte informazioni riservate e molti segreti di Stato, per questo le sue azioni nell’ultimo periodo preoccupano e si comprende anche il muro che Papa Francesco ha innalzato a sua difesa, un muro su cui ha scritto a lettere cubitali che la Chiesa non torna indietro.