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‘Per vendetta’: quando le vittime diventano carnefici. Cinque casi di giustizia privata

Cosa accade quando un a vittima non si riconosce nella giustizia delle leggi e dei processi? Sono tanti i casi di privati cittadini che diventano assassini dei loro carnefici. Come nel caso di Vasto, in cui un uomo ha vendicato la morte della moglie uccidendo il giovane coinvolto nell’incidente in cui la donna aveva perso la vita, troppo spesso padri, mariti e figli affidano la loro disperazione ad una pistola.
A cura di Angela Marino
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Quand'è che un uomo normale, marito, lavoratore, onesto cittadino, si trasforma in un freddo killer? Il caso di Vasto – dove un panettiere di 32 anni ha ucciso un giovane che aveva investito e ucciso la moglie in un incidente stradale – evoca interrogativi mai sopiti nella coscienza collettiva. Sono numerosi i casi in cui padri, madri, mariti, mogli e figli si ergono a giustizieri di chi ha fatto del male ai propri amati. Vicende in cui la risposta al lutto è un incontenibile rabbia che si indirizza verso un unico oggetto: il responsabile, vero o presunto, delle tragedie subite.

Una scena del film 'Un borghese piccolo piccolo"
Una scena del film ‘Un borghese piccolo piccolo"

Una parabola ben rappresentata dal regista Mario Monicelli, che ispirandosi al romanzo di Vincenzo Cerami, nel 1977 porta sul grande schermo con ‘Un borghese piccolo piccolo', la storia di una vendetta privata. Giovanni Vivaldi, un modesto impiegato romano con l'unica ambizione di assicurare una buona posizione al giovane figlio lo vede morire per una pallottola vagante esplosa durante una sparatoria. Da allora il suo obiettivo diventa quello di trovare l'assassino e di giustiziarlo. Quando lo incontra in un confronto con la polizia, finge di non riconoscerlo per poterlo catturare e giustiziare dopo una lenta agonia. È quello che farà, lasciando che la moglie malata, ridotta all'invalidità da un malore avvenuto dopo la notizia della morte del figlio, assista alla lenta morte del giovane assassino.

Vasto, giustizia il giovane che ha investito la moglie

Un copione andato in scena anche nella cittadina abruzzese dove, il 1° febbraio, Fabio di Lello ha ucciso a colpi di pistola il ragazzo che 7 mesi prima aveva accidentalmente ucciso la sua giovane moglie, Roberta Smargiassi, in un violento sinistro stradale. Italo D'Elisa doveva ancora essere giudicato per le sue responsabilità, ma Fabio non voleva aspettare la giustizia della società: voleva mettere in scena la propria personale e plateale vendetta contro colui che aveva spezzato la vita di sua moglie. Così lo ha raggiunto davanti a un bar e lo ha freddato con tre proiettili. Un'esecuzione in piena regola cui ha fatto seguire un altro gesto altrettanto drammatico. Di Lello è andato a visitare la tomba della defunta compagna e ha lasciato lì l'arma del delitto. Un ultimo regalo alla sua Roberta, prima di consegnarsi alla giustizia.

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Aveva abusato della figlia: lo uccide in tribunale

Il 28 novembre 2016, in Alabama, negli Stati Uniti d'America, Jay Maynor è stato condannato a 40 anni per l’omicidio di Raymond Earl Brooks, 59 anni, il pedofilo che aveva abusato per anni di sua figlia. La vittima era il nonno adottivo della bambina e ha molestato la piccola dall'età di 4 anni. Nel 2002 si era dichiarato colpevole, ma della condanna di cinque anni aveva scontato soltanto 27 mesi. Troppo poco per Jay che lo ha freddato durante un'udienza del processo.

Jay Maynor e Raymond Earl Brooks
Jay Maynor e Raymond Earl Brooks

Assassino per vendicare l'omicidio della madre

Nel 2015, Niko Merola, 22 anni, ossessionato dall’omicidio della madre, Antonietta Afieri, trovata a sua volta senza vita il 3 settembre del 2013, a Santa Maria Capua Vetere, ha ucciso Annamaria Sales. Il ragazzo era convinto che la donna fosse coinvolta nella morte di sua madre. Dopo averla freddata a colpi di pistola, si rivolse alla figlia della vittima, che conosceva, dicendo: "Poi, rivolgendosi alla figlia della Sales, una ragazza di 21 anni, che lui conosce, le dice "Carmen, ora anche tu sei senza madre". È stato condannato a 17 anni di reclusione.

Nico Merola e Antonietta Alfieri
Nico Merola e Antonietta Alfieri

La figlia muore di overdose: uccide un rumeno credendolo un pusher

Nel 2011, Luciano Manca, operaio cinquantunenne di Montichiari (Brescia) uccise Tonut Yamandita, un romeno diciannovenne che credeva essere il pusher di sua figlia Francesca. La 21enne era stata trovata morta alcune settimane prima a Montichiari, stroncata da un'overdose di cocaina. L'uomo aveva seguito sua figlia mesi prima e aveva scoperto che si riforniva presso il campo di Calcinatello. La vittima, tuttavia, non aveva nulla a che fare con il giro dello spaccio di stupefacenti.

Francesca Manca
Francesca Manca

Strage al Pronto soccorso: voleva vendicare la morte della nipote

Nel 2015, Irina Sukhanik è morta per una meningite acuta all'età di 16 anni, a Simferopol, in Crimea. La ragazza aveva la febbre alta quando i parenti chiamarono l'ambulanza che raggiunse nella loro abitazione poco dopo. Lo staff medico, però, ritenne che la paziente non fosse grave e rifiutò di trasportarla all’ospedale. Poco dopo la ragazza morì in preda alle convulsioni. Suo nonno, Bekir Nibiev, 55 anni, fece irruzione nel pronto soccorso cittadino, armato di fucile e fece ha fuoco contro un gruppo di infermieri e uccidendo due persone.

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