Per mesi sbaglia corsia al semaforo, 21 multe: “Ne ho pagate 3 ma ora basta, piuttosto il carcere”

"Ho pagato le prime tre ma ora basta, non pago più, piuttosto il carcere" è fermamente intenzionato a non pagare più Federico Bacci, l'imprenditore torinese protagonista di una vicenda singolare: dopo aver percorso per mesi la corsia sbagliata al semaforo, mesi dopo si è ritrovato a casa una serie di multe che si sono susseguite a intervalli regolari per un totale di ben 21 sanzioni e oltre diecimila euro da pagare.
Tutto è iniziato alla fine del 2020 quando il 63enne ha iniziato a ricevere le prime multe a casa, nel dicembre, per infrazioni che però risalivano al giugno precedente. La prima volta l'uomo ha pagato e così anche la terza e la quarta ma quando ha capito che le multe continuavano ad arrivare per la medesima infrazione ha chiesto spiegazione e ne è nato così un contenzioso che prosegue ancora oggi e di fronte al quale il 63enne non ha intenzione di pagare.
"La prima l’ho pagata, l’importo era lo stesso che sarebbe servito per presentare un ricorso. Poi nel giro di un paio di giorni ne sono arrivate una seconda e ancora una terza. Ho pagato anche quelle, ma a quel punto ho deciso di chiedere informazioni e, dopo un controllo al computer, mi è stato detto che risultavano 21 multe a mio carico" ha raccontato al Corriere della Sera Bacci che ha deciso di ricorrere a un giudice di pace, senza però alcun esito.
Tra pandemia covid e ritardi burocratici, le cose sono andate avanti per le lunghe fino a che l'uomo si è rivolto al Comune di Torino, ma con lo stesso esito, e due settimane anche al Prefetto. Il tutto per segnalare i ritardi nella notifica e la presunta poca chiarezza della segnaletica. Intanto però all’imprenditore è arrivata una prima ingiunzione di pagamento relativa alle prime multe non pagate ma il 63enne non ha intenzione di sborsare più nulla.
"Io per mesi ho continuato a fare quello che avevo sempre fatto perché nessuno mi ha notificato nulla. In pochi minuti riesco a comunicare con i miei figli che sono all’estero, mi sembra incredibile che avendo a disposizione pec, mail e telefoni ci vogliano sei mesi per scoprire di aver commesso un’infrazione" ha spiegato l'uomo, concludendo: "Non pago. Piuttosto mi mandino in carcere o mi facciano lavorare due anni gratis per il Comune".