Per l’Oms siamo in grado di fermare la diffusione del vaiolo delle scimmie: “Non è come il covid”
La diffusione del vaiolo delle scimmie nei Paesi europei e occidentali, dove questo virus non è ancora endemico, può essere fermata agevolmente attraverso la rapida individuazione dei casi e il tracciamento dei contatti delle persone colpite. Lo ha ribadito l'Organizzazione mondiale della sanità facendo il punto sulla diffusione del virus che anche in Italia ha fatto registrare quattro casi. “Intendiamo bloccare la trasmissione del virus da uomo a uomo e siamo in grado di farlo nei Paesi in cui il vaiolo delle scimmie non è endemico. Questa è una situazione contenibile” ha messo in chiaro infatti Maria Van Kerkhove, responsabile delle malattie emergenti dell'Oms.
"L'identificazione precoce e l'isolamento dei casi" di vaiolo delle scimmie "fanno parte delle misure raccomandate dall'OMS e dall'ECDC", ha sottolineato Van Kerkhove nel suo breafing, aggiungendo che al momento non vi sono casi gravi. L’epidemiologa dell’Oms ha tenuto a chiarire che questa è una situazione completamente diversa rispetto ala pandemia covid dove ci sé trovati davanti a un virus sconosciuto.
In questo caso invece "conosciamo il virus da 40 anni”. Inoltre “Finora stiamo parlando di meno di 200 casi fra confermati e sospetti. Ma man mano che la sorveglianza si espande, ci aspettiamo che vengano trovati più casi fra confermati e sospetti ma dobbiamo però contestualizzare: questo virus non è come il Covid” ha dichiarato Van Kerkhove.
“Nei Paesi che non hanno mai avuto casi prima, e in cui stiamo assistendo a nuovi casi, la sorveglianza si è finora concentrata su una popolazione particolare e in questo momento stiamo descrivendo solo cosa stiamo vedendo. I casi vengono rilevati nelle comunità di uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. La trasmissione sta avvenendo per stretto contatto fisico, pelle a pelle. Quindi in questo senso è abbastanza diversa da Covid. È una situazione contenibile, in particolare nei Paesi" non endemici "dove stiamo assistendo a questi focolai, in Europa e in Nord America” ha aggiunto l’esperta. La maggior parte dei casi di vaiolo delle scimmie identificate finora inoltre “ha avuto una malattia più lieve, non grave".
"Non sappiamo ancora se il virus del vaiolo delle scimmie è mutato ma possiamo dire che questo è un virus a Dna fra i più grandi conosciuti, che il tasso di mutazione è molto più basso rispetto ai virus a Rna e quindi è un virus molto stabile. Non abbiamo ancora evidenze che ci sia una mutazione nel virus. Stiamo iniziando a raccogliere informazioni, convocheremo i nostri gruppi di virologi e altri esperti che discuteranno proprio questa cosa sulla base della sequenza del genoma virale di alcuni dei casi rilevati", ha rivelato l'esperta dell’ Oms Rosamund Lewis.
Su questo punto buone notizie arrivano dal Portogallo dove dalla prima sequenza genetica, emerge che il ceppo virale che sta circolando è quello dell’Africa occidentale, meno aggressivo rispetto al secondo ceppo, originario dell’Africa centrale.