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Covid 19

Per l’Iss “l’epidemia di Covid rallenta ma 5 regioni sono ancora a livello alto di rischio”

Secondo Silvio Brusaferro, numero uno dell’Iss che ha spiegato in conferenza stampa i dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia, “in Italia vi sono i primi segnali di stabilizzazione della curva epidemiologica, con indice Rt e incidenza in leggero calo, ma il rischio resta complessivamente alto”.
A cura di Ida Artiaco
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"In tutta Europa vi è una ricrescita della circolazione virale nelle ultime settimane, Italia inclusa, anche se qui vi sono i primi segnali di stabilizzazione della curva epidemiologica". Così Silvio Brusaferro, numero uno dell'Istituto superiore di Sanità, ha spiegato i dati dell'ultimo monitoraggio settimanale della Cabina di Regia sull'emergenza Covid-19 nel nostro Paese. Nel corso della consueta conferenza stampa del venerdì pomeriggio, l'esperto ha sottolineato come sia i valori dell'Rt che dell'incidenza siano leggermente in diminuzione a livello nazionale: il primo è fermo a quota 1,08 mentre la seconda è scesa a 247 casi ogni 100mila, di contro agli oltre 270 registrati la scorsa settimana. "Si osserva un miglioramento complessivo del rischio, sebbene complessivamente ancora alto", ha sottolineato, specificando che la situazione cambia da regione a regione.

Le regioni a rischio alto Covid

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Cinque di queste, e cioè Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Piemonte, Puglia e Toscana, hanno un livello di rischio alto, mentre altre tredici hanno una classificazione di rischio moderato (di cui dieci ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e tre hanno una classificazione di rischio basso (Basilicata,Campania, e la Provincia Autonoma di Bolzano). "La Valle d'Aosta segnala aumento sia dell'Rt che dell'incidenza, così come la Calabria. Raccomandiamo – ha aggiunto Brusaferro – di mantenere la drastica riduzione della mobilità e dell'interazione sociale, evitando qualsiasi tipo di contatto che non sia strettamente necessario".

L'effetto dei vaccini su operatori sanitari ed Rsa

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Tra gli altri dati da sottolineare c'è "l'età media di chi contrae l'infezione che è tra 40 e 50 anni, un dato costante, ma si comincia a vedere un decremento nei casi tra gli operatori sanitari per i quali rappresenta un evento positivo dovuto alla vaccinazione". Tra le bune notizie che arrivano oggi c'è proprio l'abbassamento dell'incidenza delle nuove infezioni anche tra gli over 80 e della quasi scomparsa dei focolai Covid all'interno delle Rsa: "Osserviamo un decremento dei casi, soprattutto tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione, un elemento importante perché è un effetto desiderato della vaccinazione. Anche nelle strutture per anziani il decremento della curva è significativo". Male, invece, i dati che riguardano i ricoveri. "Ora abbiamo un dato atteso: 39% di terapie intensive occupate da pazienti Covid, rispetto al 35% della scorsa settimana. Ciò avviene anche nelle aree mediche (43%). Il che si traduce nelle proiezioni a 30 giorni con un'alta probabilità che si saturino i reparti, il che ci deve far continuare ad osservare le misure restrittive che tutti conosciamo". A Brusaferro ha fatto eco anche Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute, che ha sottolineato come l'importante in questa sia "abbattere l'incidenza e nel frattempo vaccinare. L'accelerazione della campagna vaccinale diventa fondamentale".

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