Per l’Iss la curva dei contagi decresce ma bisogna fare attenzione alle varianti con le riaperture
La curva dei contagi decresce lentamente, con un calo sensibile dell'incidenza e dei ricoveri sia in area medica che in terapia intensiva. Tuttavia, bisogna continuare a fare attenzione soprattutto a causa della circolazione delle varianti virali. È quanto ha spiegato Silvio Brusaferro, direttore dell'Istituto superiore della Sanità, nel corso della consueta conferenza stampa del venerdì pomeriggio commentando i dati dell'ultimo monitoraggio della situazione epidemiologica in Italia realizzato dalla Cabina di Regia. Secondo l'esperto, importante è il decremento dell'incidenza, al momento ferma a 148 casi per 100mila abitanti su 7 giorni, di contro ai 159 della scorsa settimana. "Le curve – ha aggiunto – sono un indicatore indiretto dell'efficacia delle vaccinazioni. La curva degli over 80 aveva incidenze molto elevate, dopo l'inizio della campagna vaccinale. Tanto è vero che sono molto diminuiti i focolai segnalati nelle Rsa e nelle strutture sanitarie. Siamo vicini ai 150 casi per centomila, ossia tre volte la soglia definita per il tracciamento sistematico. L'Rt è sostanzialmente stabile".
La decrescita dell'incidenza va di pari passo con quella "dell'età mediana dei casi di Covid-19 in Italia, collocandosi a 42 anni. E calano i casi nelle varie fasce d'età, prova indiretta dell'efficacia della vaccinazione, così come calano i casi tra gli operatori sanitari". Altro dato positivo è la decrescita della pressione ospedaliera. "Ricoveri nelle aree mediche sono scesi, con saturazione al 32%, lontana dalla soglia critica del 40%c, così come le terapie intensive sono in decrescita, leggermente al sotto alla soglia critica del 30%, che tuttavia viene ancora superata da otto regioni". Ma la situazione non è ancora sotto controllo. "Tre regioni hanno un Rt maggiore di 1 e anche se l'incidenza è in diminuzione resta ancora elevata. Quindi occorrono misure di mitigazione". Il motivo è legato alla circolazione delle varianti virali: "Secondo la survey effettuata il 20 aprile, oltre a quella inglese, presente al 92% e che ha di fatto sostituto quella di Wuhan, ci sono anche la mutazione nigeriana e brasiliana, che hanno dato vita a piccoli focolai in determinate aree del paese. Per questo, dobbiamo continuare ad abbassare l'incidenza perché con un numero ridotto di casi possiamo intervenire tempestivamente".
A lui ha fatto eco Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute. Per quanto riguarda le varianti, ha sottolineato che "diminuendo lentamente l'incidenza c'è anche un miglioramento della pressione degli ospedali. Ma bisogna mantenere alta l'attenzione con le riaperture. Ormai la variante inglese è dominante, motivo di cautela perché più trasmissibile. Non c'è aumento rilevante di altre varianti come la brasiliana. C'è presenza di variante nigeriana per il 7% in Umbria (ma sono due casi, la popolazione è piccola), e in Lombardia. In un mondo in cui gli uomini si muovono liberamente, lo fanno anche i virus. È stata rilevata anche la variante indiana in Veneto, sotto osservazione in questo momento, ma che desta interesse. La buona notizia è che siamo arrivati alla svolta dei 500mila vaccini al giorno, che potranno contribuire a far scendere ulteriormente i numeri delle ospedalizzazioni".