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Per le famiglie italiane cresce anche il costo delle mense scolastiche: +3% in un anno

La regione mediamente più cara è la Basilicata (109 euro mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 euro per la primaria). Lo studio di Cittadinanzattva.
A cura di Davide Falcioni
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Ottantaquattro e 85 euro al mese: è quanto una famiglia ha speso mediamente nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla primaria, per un ammontare di 4,20 e 4,26 euro a pasto. La regione mediamente più cara è la Basilicata (109 euro mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 euro per la primaria).

È quanto emerge dalla VII Indagine sulle mense scolastiche curata da Cittadinanzattiva, secondo cui l'aumento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/23, è stato di oltre il 3%, ma le variazioni sono molto diverse a livello regionale: in Calabria si registra un incremento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%.

Per quanto concerne i singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro).  Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola.

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Cittadinanzattiva: "La ristorazione scolastica diventi servizio pubblico essenziale"

"Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal ‘Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia' vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno", dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva.

"Nel frattempo – aggiunge – riteniamo prioritario che la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii una indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi su aspetti quali qualità e costo delle derrate alimentari, filiera di approvvigionamento, rispetto dei menù, ruolo delle Commissioni Mensa, fasce di agevolazione nelle tariffe, sistema degli appalti, condizioni lavorative del personale addetto, rispetto dei CAM, monitoraggio dei programmi pubblici mense bio e frutta e verdura a scuola, progetti di educazione all’alimentazione corretta".

Al sud una scuola su cinque è dotata di mensa

Ad avere la peggio, anche sotto questo punto di vista, sono ancora una volta le famiglie che vivono al meridione. Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro.

"Il PNRR  – spiega ancora il report di Cittadinanzattiva -non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata. Su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve – da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili – la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario.  Inoltre, sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa; per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione ed ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti".

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