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Per la morte di Luana D’Orazio, spettano 166mila euro di indennizzo alla famiglia

Sarà di 166mila euro l’indennizzo Inail per i parenti della ragazza morta sul lavoro all’inizio dello scorso maggio in un’azienda tessile in provincia di Prato. Lo ha stabilito l’Inail.
A cura di Biagio Chiariello
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 L’Inail ha calcolato in 166mila euro l’indennizzo per i parenti di Luana D’Orazio, 22 anni, mamma di un bimbo di 6 anni, lo scorso maggio inghiottita da un macchinario la cui protezione era stata disattivata e morta tra gli ingranaggi nell'azienda tessile dove lavorava come operaio a Montemurlo, in provincia di Prato. Altra cosa è invece il risarcimento dell’assicurazione della ditta che dovrebbe essere più corposo anche se l’iter è lungo.

Per la tragedia di Luana, la procura di Prato ha indagato tre persone: Luana Coppini titolare dell'azienda, il marito Daniele Faggi ritenuto amministratore di fatto della ditta e il tecnico manutentore Mario Cusimano. I reati ipotizzati sono di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti infortunistiche. Secondo quanto riporta il quotidiano La Nazione Coppini ha fatto sapere di volersi sostenere la famiglia della ragazza e suo figlio dando un contributo economico. “È l’unico modo per fare qualcosa per Luana e suo figlio – ha ammesso –. L’unico mio scopo è cercare di aiutare la famiglia della ragazza che per me era molto di più di un’operaia”.

“Non cerco sconti o attenuanti, sono pronta a pagare, dovevo vigilare di più“, aveva spiegato Coppini in un’altra intervista al settimanale Oggi.“Di nascosto vado al cimitero, parlo con Luana, prego e piango”.

“L’intervista si commenta da sola”, ha tagliato corto la mamma di Luana, Emma Marrazzo, intervenuta su La 7. “Mia figlia e la titolare non avevano quel rapporto di complicità e di amicizia che va raccontando”. La madre di Luana aveva detto lo scorso settembre, dopo alcuni mesi di silenzio, che non ha intenzione di lasciare che “questa tragedia rimanga impunita: Luana è diventata un simbolo pagando con la sua vita. Chi ha causato la sua morte dovrà assumersene la responsabilità”.

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