Per il giudice il terremoto a L’Aquila “non era imprevedibile”
Per il giudice del Tribunale de L'Aquila Giuseppe Grieco, il terremoto che nel 2009 ha devastato la città abruzzese "non era affatto imprevedibile”. E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza per il processo sul crollo della Casa dello Studente, avvenuto nel corso del sisma. "I tecnici hanno colpevolmente e reiteratamente ignorato tutte le prescrizioni” ha scritto Grieco. Il riferimento è Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori dei lavori di restauro del 2000 che, secondo l’accusa, avrebbero ulteriormente indebolito il palazzo, che già presentava vizi costruttivi all'epoca della sua edificazione negli anni Sessanta. I tre sono stati condannati a quattro anni e interdetti dai pubblici uffici per 5 anni. A due anni e mezzo era stato condannato Pietro Sebastiani, tecnico dell’azienda per il diritto agli studi universitari che, secondo il giudice ”non ha provveduto a fare il collaudo statico dell’immobile”. Tutti e quattro hanno pagato per l'accusa di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose.
Secondo il gup nella vicenda del crollo della Casa dello studente" – che ha causato la morte di 8 ragazzi – "i tecnici hanno colpevolmente e reiteratamente ignorato tutte le prescrizioni". Sulla scorta delle indicazioni tecniche, per Grieco il terremoto poteva essere previsto "essendosi verificato in quello che viene definito periodo di ritorno, vale a dire nel lasso temporale di ripetizione di eventi previsto per l'area aquilana". Periodo che, scrive citando il consulente Luis Decanini, "è stato indicato in circa 325 anni dall’anno 1000". Le motivazione di Grieco in qualche modo ripercorrono quelle della tesi sostenuta dal collega Marco Billi nella sentenza che condannò la Grandi Rischi. Billi dichiarò colpevoli i sismologi non per non aver saputo prevedere il terremoto, ma per aver fatto una “superficiale”e “negligente” analisi del pericolo sismico. Se avessero fatto il loro dovere, disse il giudice, se non avessero rilasciato dichiarazioni rassicuranti nella famosa riunione del 31 marzo del 2009, una settimana prima del terremoto aquilano, molte persone la notte del 6 aprile non sarebbero morte.