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Per gli USA i gay possono versare il sangue ma non donarlo. E devono morire sottovoce

Così i morti di Orlando sono come gli elefanti in Africa o gli orsi bianche: specie protette che non riusciamo a proteggere abbastanza. E per loro abbiamo elaborato un lutto dal sapore ecologista, un po’ da fratello maggiore, da custode disattento. Sincero, certo, ma diverso. Sarà che siccome sono diversi loro alla fine i cervelli in batteria si sono messi a diversificare anche il lutto. Sembra banale e invece è mostruoso.
A cura di Giulio Cavalli
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Quarantanove più cinquantatré sono centodue corpi. Centodue corpi sdraiati come sono sdraiati i corpi con qualche pallottola presa di netto o di striscio, uno in fila all'altro, sono lunghi come due campi da calcio, uno in fila all'altro. La strage di Orlando nel pub Pulse (che tutti sottolineano come "locale gay" come se del Billionaire scrivessimo "locale champagne", dell'oratorio il "bar dei credenti" e del lattaio "il ritrovo degli assetati") ha dimensioni orrendamente grandi, più grandi della strage della Columbine (ah, quanta bella letteratura sulla Columbine) e con gli stessi spari strozzati confusi con la grancassa com'è stato al Bataclan; eppure questi chili di carne ferita e morta se ne parla con meno fervore, se ne scrive con il piglio annoiato di chi racconta cose troppo lontane e lette di striscio come si scorgono veloci le novità che riguardano una specie. Mica noi. Una specie.

Tutto questo tarpare il dolore sembra che sia dovuto, provate a pensarci, al fatto che fossero gay. Perché se vi dicessero che cinquanta persone sono morte mentre ballavano insieme, tutte giovani, sarebbe immediato il pensiero che potesse essere successo a un nostro figlio, un nostro fratello o un amico caro. Le persone più sono indefinite e più ci sono assimilabili secondo il contorto concetto che la pietà abbia bisogno di similitudine di razza, di caratteristiche, di colori e di orientamento sessuale e di credo religioso. Abbiamo una pietà settaria. Una pietà razzista. Se non ci assomiglia non riusciamo (e non vogliamo) a liberare empatia: troppa fatica, troppa umanità, troppo affetto.

Così i morti di Orlando sono come gli elefanti in Africa o gli orsi bianchi: specie protette che non riusciamo a proteggere abbastanza. E per loro abbiamo elaborato un lutto dal sapore ecologista, un po' da fratello maggiore, da custode disattento. Sincero, certo, ma diverso. Sarà che siccome sono diversi loro alla fine i cervelli in batteria si sono messi a diversificare anche il lutto. Sembra banale e invece è mostruoso.

La Food and Drug Administration, la authority americana, in queste ore ha deciso che i gay non potranno donare il sangue che occorre per salvare i corpi sgonfi dei feriti. Dicono che se sei gay al massimo puoi donare una sacca di sangue se non hai avuto rapporti con i bambini. Lì, negli USA dove addirittura Trump ha diritto di essere preso sul serio, se sei gay sei potenzialmente malato. Chissà i gay negri: dovranno sottoporsi ad un corso biennale, una laurea breve di normalizzazione, probabilmente.

I gay che possono versare il sangue ma non donarlo sono l'ennesimo rivolo di una tragedia davanti a cui ci sentiamo infinitamente miseri. Nemmeno un minuto schifoso di raccoglimento agli Europei di calcio. Pensa te. Per questo abbiamo bisogno di essere rassicurati da un terrorista certificato. Così almeno in questa nebbia di dolore falso cortese abbiamo qualcuno contro cui sputare. Che schifo i terroristi. Basta con le armi. E poveri gay. Ops: ragazzi. Poveri ragazzi.

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