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Pensionato ucciso, smembrato e gettato nel fiume, arrestata la moglie: “L’ho fatto a pezzi in bagno”

Da giorni gli inquirenti avevano concentrato le indagini sulla famiglia del pensionato di origine albanese, in particolare la moglie, che era stata l’ultima a vederlo.
A cura di Antonio Palma
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Svolta nel caso dell’omicidio di Shefki Kurti, il pensionato residente a Badia Polesine, in provincia di Rovigo, ucciso e fatto a pezzi per poi essere gettato nel fiume Adigetto in sacchi di plastica. Nelle scorse ore i carabinieri hanno arrestato la moglie del 72enne, la 68enne Nadire Kurti, con le pesantissime accuse di omicidio volontario aggravato e distruzione e soppressione di cadavere.

Da giorni gli inquirenti del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Rovigo, guidati dal Tenente Colonnello Umberto Carpin, avevano concentrato le indagini sulla famiglia del pensionato di origine albanese, in particolare la moglie, che era stata l’ultima a vederlo. I familiari non avevano mai denunciato formalmente la scomparsa dell’uomo prima del ritrovamento delle varie parti del suo cadavere smembrato, che risale alla fine di luglio. Il figlio però aveva comunicato ai carabinieri, via telefono, un allontanamento volontario dell’uomo dopo una presunta lite con la moglie in casa nei giorni precedenti alla scoperta del cadavere.

Il primo ritrovamento era avvenuto per caso quando il personale del Consorzio di Bonifica aveva notato una gamba umana in un angolo di una chiusa dell'Adigetto, un corso d'acqua che si stacca dall'Adige e che viene usato per l'irrigazione, nel territorio di Villanova del Ghebbo. Poche ore dopo altri resti umani erano stati ritrovati sempre nelle acque del canale Adigetto ma pochi chilometri più a monte, sotto un ponte a Lendinara. Poi in sequenza nei giorni successivi anche il tronco, le braccia e l’altra gamba. Tutte parti del corpo rinchiuse in diversi sacchi neri.

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La procura di Rovigo aveva subito aperto un fascicolo di indagine per omicidio e occultamento di cadavere e in queste settimane ha continuato a indagare sul passato della vittima, le sue frequentazioni e i rapporti familiari, mentre gli esperti forensi esaminavano le varie parti del corpo fatto a pezzi da cui manca ancora il cranio dell'uomo.

La scorsa settimana sommozzatori dei vigili del fuoco erano stati incaricati di calarsi nuovamente nelle acque dell'Adigetto, questa volta a pochi metri di distanza dall'abitazione dove viveva Shefki Kurti con la moglie sposata quaranta anni fa. Nel frattempo i Ris dei carabinieri hanno analizzato con cura l’abitazione della vittima in cerca di indizi e prove che poi hanno portato alla svolta nelle indagini con la Procura di Rovigo che ha chiesto e ottenuto una misura cautelare per omicidio volontario.

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Proprio il sopralluogo dei Carabinieri del Ris di Parma all’interno dell’abitazione della vittima, hanno permesso di individuare importanti tracce. ematiche che hano incastrato la donna. La signora, fermata sabato scorso, nel corso di un interrogatorio infine è crollata e ha collaborato con gli inquirenti, ammettendo le proprie responsabilità.

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Come rivelano i carabinieri del Comando Provinciale di Rovigo, la donna ha ammesso di aver ucciso il consorte con un’accetta, all’interno della loro abitazione, di averne poi smembrato il corpo nel bagno, di averne raccolte le parti in sacchetti della spazzatura che ha infine gettato nel fiume “Adigetto”, distante poche centinaia di metri dalla sua abitazione. La donna ha anche fornito indicazioni che hanno consentito il recupero, sempre nelle acque fiume Adigetto degli strumenti utilizzati per commettere i reati.

Il macabro omicidio, avvenuto nella notte tra 21 e il 22 luglio, sarebbe scaturito dal timore di Shefki di essere lasciata dalla marito. La 68enne, destinataria di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Rovigo, è ora detenuta in una struttura sanitaria della stessa città veneta, nel reparto di Psichiatria.

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