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Pecorelli l’imprenditore ritrovato dopo 9 mesi: “Ho simulato la mia morte: stavo cercando un tesoro”

Dalla fuga in Albania fino alla simulazione della sua morte, passando per il business fallito e la ricerca del tesoro. In un’intervista rilasciata a La Nazione, Davide Pecorelli, l’imprenditore umbro ritrovato alla deriva su un gommone al largo dell’isola di Montecristo, racconta la verità della sua scomparsa durata nove mesi.
A cura di Chiara Ammendola
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Davide Pecorelli
Davide Pecorelli

È un racconto pieno di luoghi, false identità e verità quello di Davide Pecorelli, l'imprenditore umbro scomparso nove mesi fa e ritrovato qualche giorno fa a bordo di un gommone alla deriva al largo dell'isola di Montecristo. In un'intervista rilasciata alla Nazione, il 45enne originario di San Giustino in provincia di Perugia, ha spiegato di essersi allontanato dall'Italia a causa dei debiti accumulati per il suo lavoro: "Ero perseguitato da creditori e dipendenti – ha raccontato l'uomo – e io ero senza un euro. Manco per la benzina". E così ha deciso di recarsi in Albania, simulando la sua morte, per poi decidere di mettersi alla ricerca di un tesoro che gli avrebbe cambiato la vita.

Quando è partito per l'Albania l'imprenditore voleva solo scappare dalle decine di creditori che lo cercavano per avere indietro i soldi che però Pecorelli non poteva dargli. Una volta giunto prima a Scutari e poi a Tirana ha provato a mettere in piedi un nuovo business che però non è andato in porto. La disperazione lo avrebbe spinto a contattare un prete che dopo aver ascoltato la sua storia lo ha distolto dai pensieri suicidi gli ha consigliato di inscenare la sua morte: "Il prete ha detto che poteva accedere a un ossario comune – ha spiegato l'uomo a La Nazione – il sacerdote mi ha detto che potevo spostarmi in un paese dove nessuno mi avrebbe cercato. Per 4 mesi ho pianto". Questo spiegherebbe il mistero delle ossa ritrovate nella sua auto che sarebbero state messe lì per spingere gli altri a pensare che si trattasse proprio dei suoi resti.

Intanto Pecorelli si sarebbe spostato a Valona dove avrebbe appreso del tesoro, a raccontarglielo la comunità religiosa alla quale si è affidato su consiglio del prete: "Sapevo che avrei dovuto affrontare 27 miglia in mare aperto al Giglio, quasi una follia, quindi dovevo essere preparato e sono andato a Valona", ha spiegato l'uomo che ha poi raccontato del ritorno a Roma lo scorso 12 settembre dalla dove sarebbe partito per andare a Grosseto e poi al giglio alla ricerca del tesoro. Ai carabinieri ha raccontato di poter provare le sue intenzioni: dal garage affittato a Porto Santo Stefano per custodire il tesoro fino alle mappe. Purtroppo però il 45enne non è riuscito a mettere in atto il suo piano perché è stato fermato dai carabinieri ai quali però non ha raccontato tutto subito. Ora Pecorelli sembra intenzionato a rimettere in sesto la propria vita in attesa di capire cosa succederà in Albania dove l'omicidio inscenato e il prelievo di ossa da una fosse comune potrebbero portarlo ad avere guai penali.

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