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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki torna a casa e ringrazia l’Italia, cosa succede adesso allo studente egiziano

Lo studente egiziano è stato liberato, ma non è stato assolto. Intanto, però, Zaki è tornato a casa dalla famiglia, mentre il processo a suo carico continuerà.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Patrick Zaki è libero, nel senso che dopo 22 mesi ha lasciato il carcere ed è tornato a casa dalla sua famiglia. A riabbracciarlo c'era la famiglia, con la sorella Marise che ha parlato chiaro: "È un sogno, sembrava impossibile". Formalmente, però, lo studente egiziano è ancora sotto processo. Finora, nel durissimo carcere di Tora, Zaki è stato tenuto in custodia cautelare. La prossima udienza è fissata per il primo febbraio, e la difesa è già al lavoro per evitare che in quella prigione il giovane studente ci finisca di nuovo. Non c'è stata nessuna assoluzione, infatti. Zaki continua a essere accusato di diffusione di notizie false attraverso alcuni articoli giornalistici. Al momento l'avvocata del ragazzo, Hoda Nasrallah, punta a dimostrare l'illegalità del fermo avvenuto quasi due anni fa.

Allo stesso tempo la legale lavora anche su altre strade, e ha chiesto il verbale di un caso civile e di acquisire una testimonianza: il caso è quello di un cristiano a cui sarebbe stato impedito di testimoniare su un'eredità contesa nel 2008, come scritto da Zaki nell'articolo del 2019 sulle discriminazione dei copti in Egitto, motivo per cui è a processo; il teste che l'avvocata ha chiesto di sentire è il fratello di un soldato cristiano ucciso da terroristi islamici, a cui, secondo quanto scrisse Zaki sempre nello stesso articolo, sarebbero stati negati adeguati onori. Insomma, si sta lavorando per evitare che in quel carcere lo studente egiziano ci debba tornare e per far sì che sia assolto dalle accuse.

Intanto, però, Zaki è potuto tornare a casa dalla sua famiglia. Qui ha rilasciato alcune interviste, tra cui una in esclusiva al Corriere della Sera, in cui ha spiegato: "Al momento mi sento ancora un po' confuso, tutto sta andando molto velocemente". Il messaggio per l'Italia, però, è chiarissimo: "Innanzitutto, grazie a tutti gli italiani – ha sottolineato – a chi mi ha sostenuto e a chi magari non lo ha fatto attivamente, ma sapeva della mia vicenda, ho apprezzato tutti i segnali che mi sono arrivati". Poi "voglio ringraziare Bologna, che è la mia città, la mia gente" e "grazie alla mia università, al rettore, ai professori, agli studenti, ai miei colleghi, voglio ringraziarli per i loro sforzi in questi due anni, in cui hanno gridato per me, hanno lavorato per me". E conclude: "Spero di raggiungerli molto presto, il prima possibile". L'Università di Bologna è già al lavoro per permettergli di riprendere gli studi, anche se per ora – ovviamente – a distanza.

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