Patrick Zaki, domani 14 settembre inizia il processo. La sorella: “Esercita diritti di essere umano”
Per la prima volta dopo quasi due anni, Patrick Zaki andrà a processo. Nella giornata di domani 14 settembre, l'attivista arrestato al Cairo il 7 febbraio del 2020 è chiamato in tribunale per il primo atto del processo che da mesi viene rimandato in favore di un prolungamento (di solito di 45 giorni) della detenzione in carcere. Uno sviluppo preoccupante secondo Amnesty International Italia. Il presidente Riccardo Noury ha dichiarato di aver chiesto al governo italiano un'azione tempestiva per "muoversi in tempo". "Temevamo che sarebbe successo – spiega ancora – Ogni minuto che passa rischia di diventare tempo perso colpevolmente da parte delle istituzioni italiane".
Il tribunale competente sarà quello della città di Mansura dove il giovane è stato detenuto e interrogato subito dopo l'arresto. L'ultimo interrogatorio al quale era stato sottoposto, racconta la sorella Marise, riguardava alcuni scritti risalenti al periodo che va dal 2013 al 2019. In particolare uno riguarda la minoranza copta. Le prove mostrate al giovane attivista, però, restano segrete. Zaki, inoltre, resta accusato di propaganda sovversiva su internet tramite la diffusione di notizie false sui social network. Patrick, che ha trascorso il suo 30esimo compleanno in carcere, è stato interrogato solo due volte dal suo arresto. La prima al momento del fermo, quando ha dovuto rispondere alle domande su Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso nel 2016 in Egitto, e la sua attività di studente in Italia presso l'Università di Bologna.
Gli scritti dal 2013 al 2019
Oggetto del secondo interrogatorio sarebbero stati alcuni scritti realizzati da Patrick tra il 2013 e il 2019. Articoli che però non sono stati mostrati ai legali di Zaki, secondo quanto confermato anche dalla sorella Marise. Si tratta di incartamenti segreti che probabilmente non saranno neppure mostrati in aula. "Anche se quegli articoli fossero i suoi – spiega la sorella di Patrick – dimostrerebbero solo che mio fratello esercita il suo diritto di critica di uomo libero".