Patrick Zaki compie 30 anni in carcere, gli auguri da Bologna: “Tieni duro, ti aspettiamo”
Innamorato dell'Italia e curioso di conoscerla ancora meglio. Perfettamente a suo agio sotto i portici di Bologna e con mille passioni e interessi. Dal calcio alla letteratura. Un ragazzo come tanti altri, insomma. Ecco chi è Patrick Zaki, attivista e studente di un master internazionale sugli studi di genere all'ateneo bolognese, in carcere in Egitto dal 7 febbraio 2020. Amici e colleghi, che sotto le Due Torri si sono ritrovati persino ad una cena tipica delle sue parti, raccontano che Patrick al suo Paese d'origine è sempre stato molto legato. Eppure, Il Cairo non ha mai ricambiato l'affetto: a inizio giugno i giudici hanno infatti deciso per ulteriori 45 giorni di detenzione. L'accusa è di propaganda sovversiva su internet. “L’ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario” scriveva qualche giorno fa Amnesty Italia su Twitter. Ma intanto, oggi, comunque Patrick Zaki compie trent'anni in una cella. Lui che la vita l'ha sempre presa a morsi. Impegnato continuamente in qualcosa, ogni giorno pieno di voglia di fare, costantemente dalla parte di una causa che vale la pena sostenere: ecco, in poche parole, chi è Patrick. E da Bologna, quindi, arrivano gli auguri dei suoi amici e di tanti altri che non vedono l'ora di riabbracciarlo. Che poi ce ne sono praticamente dappertutto nel nostro Paese, ma forse non a sufficienza in determinate stanze.
“Lo scopo del regime egiziano è chiaro -spiega Francesca Menneas di Amnesty Bologna-: colpevolizzare il dissenso, annientarlo, zittirlo. Non sono chiari invece gli obiettivi del governo italiano. Non ha ancora concesso la cittadinanza a Patrick, nonostante la votazione al Senato ad aprile, continua a vendere armi all'Egitto e non si fa sentire con le autorità egiziane. Per esempio, avviando un negoziato sulla convenzione dell'Onu sulla tortura, come chiediamo da tempo. È ora di fare tutto il possibile affinchè venga liberato” sottolinea Menneas, che aggiunge: “Non c'è nessuna indagine da compiere, Patrick è innocente”. Lo ripete anche Katherine McGrory, compagna del master Gemma. “Queste accuse non hanno senso: quando conosci Patrick, capisci che non hanno senso”.
Aperitivi, calcetto, partite in tv e in qualche pub, birrette e una gran voglia di stare in compagnia. “Non era mai da solo, era sempre con qualcuno, italiano o straniero” racconta Rafael Garrido, amico venezuelano di Patrick, col quale è nata un'amicizia vera fin dalla prima lezione in università. “Mi manca molto -dice-. Non c'è un giorno in cui non pensi a lui. È molto ingiusto che non sia qui a Bologna con noi. Vorrei parlargli della mia tesi, fare l'aperitivo insieme, andare in biblioteca con lui. Fare quello che facevamo di solito”. “La sua squadra preferita è l'Arsenal” ricorda poi James McMullan, compagno di partitelle e di uscite serali. “Ama Bologna e l'Italia” ripete invece Katherine, che passando davanti all'enorme ritratto di Patrick, all'ombra delle torri, non può non ricordarsi di quel pomeriggio di piadine e gelato tutti insieme. “Ci preoccupavamo solo degli esami, delle cose normali per gli studenti -racconta-. È molto triste”.
“So che ama la letteratura italiana, in particolare la Ferrante, e che stava preparando un esame di storia -ricorda infine la professoressa Rita Monticelli, coordinatrice del master frequentato da Zaki-. Noi non ci arrendiamo e spero che gli arrivi questo sostegno. E speriamo anche che l'impegno delle persone, di tutti, arrivi là dove deve arrivare: da chi può agire in maniera diversa da noi”. Nel frattempo, tanti auguri Patrick.