Passera sul caso Ilva: tutelare la salute, se si chiude non si riapre più
Del caso dell’Ilva, lo stabilimento siderurgico di Taranto al centro delle cronache degli ultimi giorni a causa dei recenti provvedimenti della magistratura, ne stanno discutendo quanti vogliono trovare la soluzione più giusta che possa coniugare occupazione e salute. Proprio ieri era arrivato l’allarme del suo presidente Bruno Ferrante il quale aveva avvertito i lavoratori, senza usare mezzi termini, che l’eventuale chiusura degli impianti di Taranto avrebbe comportato la stessa sorte per quelli di Genova e Novi Ligure, dipendenti di quanto si produce in Puglia. E oggi, invece, a esprimere la propria opinione sull’Ilva è il ministro dello Sviluppo Corrado Passera il quale ha anch’egli spiegato che la chiusura dell’impianto pugliese rappresenterebbe un grave danno non solo per la Puglia ma per l’Italia intera: “Occorre evitare la chiusura – ha detto Passera – se si chiudono quegli impianti non si riaprono più”.
Inaccettabile l’alternativa pane-veleno – Allo stesso tempo però per Corrado Passera non è comunque auspicabile tenere aperta l’Ilva ad ogni condizione “in quanto i criteri salute pubblica devono essere considerati”. L’alternativa “pane-veleno” in ogni caso, dice Passera, non è accettabile.
Ci deve essere l’impegno di tutti a non chiudere, ne va di mezzo non solo il gruppo Riva ma tutta la filiera.
Da parte del Governo sono stati stanziati dei fonti a disposizione dell’Ilva per bonifiche e interventi, elementi che secondo Passera, insieme a quanto può fare la stessa azienda, possono portare ad evitare la chiusura dello stabilimento.