Pasquale trovato morto in cella a Cuneo, una lettera anonima accusa: “Picchiato ogni notte”
Stando ai fatti, a quello che la polizia e la Procura hanno dichiarato ufficialmente, Lucia Amato sa soltanto che la mattina del 20 marzo suo fratello Pasquale è stato trovato morto in cella, nient'altro. Soltanto una settimana dopo, quando è andata di fronte al carcere di Cuneo per una manifestazione, ha ricevuto una lettera anonima da parte di un detenuto che le ha rivelato che suo fratello sarebbe stato trovato impiccato in cella, dopo giornate e nottate di continui pestaggi. La versione dell'impiccagione trova per ora conferme nella dichiarazione del garante dei detenuti della Regione Piemonte, Bruno Mellano, che ha dichiarato di aver ricevuto la notizia del suicidio di Pasquale Amato nella mattina del 20 marzo.
"Ho raccolto le notizie e sto cercando di farmene un'idea – spiega Bruno Mellano in una nota video – una ricostruzione che abbia il senso sicuramente di un percorso che ha visto il fallimento del carcere, della presa in carico del soggetto e di noi, varie istituzioni che non siamo riusciti a proteggere Pasquale Amato forse da sè stesso".
Pasquale era al carcere di Cuneo da appena venti giorni però ed era un paziente affetto da una malattia psichiatrica cronica: "Era affetto da schizofrenia – racconta Lucia Amato – e aveva bisogno di cure continue, di parlare con uno psicologo. Noi nemmeno sapevamo che era lì, pensavamo fosse a Biella, non ci hanno detto nulla. Io non riesco più a dormire, mi immedesimo nei suoi ultimi giorni e vado fuori di testa a pensare a cosa possa essergli successo".
Più di un dubbio infatti affligge la famiglia Amato, che ha chiesto che un consulente di parte fosse presente all'autopsia, effettuata il 24 marzo. La procura di Cuneo infatti, come atto dovuto per permettere le indagini, ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. "L'autopsia, quando usciranno i risultati tra 60 giorni – spiega l'avvocato degli Amato Andrea Lichinchi – sarà in grado di darci ulteriori elementi".
"Vogliamo sapere – insiste Lucia Amato – se mio fratello riceveva le cure che doveva ricevere per la sua malattia, se ha subito delle percosse, se gli è successo qualcosa prima. Non crediamo che si possa essere suicidato".