“Partita dall’Italia nel 2015, oggi vivo a Bruxelles e lavoro nelle istituzioni europee”: la storia di Iole
Dal Sannio a Bruxelles: è la storia di Iole, connazionale che nel 2015 si è trasferita per la prima volta nella capitale del Belgio "per vocazione", come racconta a Fanpage.it. "Ho sempre sognato una carriera internazionale, sin dai tempi dell'università. Sono sempre stata molto curiosa e mi piaceva quest'idea", spiega.
"Anche se non è stato così facile iniziare questo percorso – aggiunge – Ho dovuto fare un po' di esperienza in Italia, ma appena l'occasione è arrivata l'ho colta e ne ero entusiasta. Ho studiato Giurisprudenza e oggi lavoro nelle istituzioni europee".
Quando e perché ti sei trasferita a Bruxelles?
Mi sono trasferita per la prima volta a Bruxelles nel 2015, per vocazione. Ho sempre voluto provare ad avere una carriera internazionale, sin dai primi anni dell'università. Sono sempre stata molto curiosa e mi piaceva quest'idea. Non è stato così facile iniziare questo percorso, ho dovuto fare un po' di esperienza in Italia, ma appena l'occasione è arrivata l'ho colta e ne ero entusiasta. Ho studiato Giurisprudenza e oggi lavoro nelle istituzioni europee. Sia in città che in ufficio c'è un ambiente molto multiculturale, ho colleghi da tutta Europa ed è molto interessante vedere come, dal punto di vista tecnico, si svolgano determinate attività nei diversi paesi.
Vengo da un piccolo paese campano, nel Sannio (provincia di Caserta, ndr). All'università, ho studiato a Roma, città a cui sono molto legata. Nel 2015, finita la pratica forense e dopo lo scritto dell'esame di avvocato, ho fatto uno stage di cinque mesi in Commissione europea a Bruxelles. Poi mi sono abilitata e ho lavorato un po' come avvocato a Milano, finché nell'agosto del 2016 ho avuto l'opportunità di tornare a Bruxelles e l'ho scelta di nuovo. Se le istituzioni europee mi affascinavano moltissimo e avevo inviato diverse candidature prima di essere selezionata per lo stage, l'ufficio che mi ha scelta non era esattamente quello a cui avevo puntato. Ora lo posso dire senza vergognarmi: quasi non sapevo nemmeno che esistesse.
Quando all'università sognavo una carriera internazionale, pensavo infatti ai concorsi in diplomazia o a professioni legate al settore dei diritti umani. Il mio percorso invece è stato veramente casuale e forse un po' tortuoso. L'ufficio in cui ho fatto lo stage e dove ancora lavoro attualmente mi ha scelta, credo, per l'esperienza che avevo maturato nel settore del Diritto Penale – anche questa del tutto il casuale, visto che avevo deciso di svolgere la pratica in ambito civilistico e societario – ma poi dopo sei mesi è giunta un'avvocata penalista e mi è stato chiesto se volessi affiancarla e io, entusiasta, ho detto di sì.
Questo per dire che, a volte, le cose arrivano un po' perché ce le scegliamo noi, dopo averle inseguite tanto, un po' perché ci capitano per caso, passando per vie che non ci immaginavamo.Per quanto riguarda la mia scelta, ho notato che spesso si parla degli italiani che vanno a vivere e lavorare all'estero come se fosse una cosa negativa, una condanna.
Rispetto molto il sentimento di chi è costretto ad andarsene ma non vorrebbe e lo fa solo per cercare di avere, dopo aver studiato tanto e fatto tanti sacrifici, una vita dignitosa. Tuttavia, molti, tra cui me, scelgono di partire spinti da altre motivazioni e accompagnati da grande entusiasmo. Vivere all'estero può essere infatti un'esperienza formativa bellissima, molto arricchente dal punto di vista personale. Pure l'espressione ‘andarsene via' non mi piace perché fa presupporre che si debba restare là dove si nasce, mentre per me non è così, ragiono secondo un altro paradigma, non so se riesco a farmi capire!
Avevi tentato in precedenza di intraprendere una carriera internazionale rimanendo in Italia?
Sì, ma considera che è molto difficile riuscire ad avere una carriera internazionale in Italia, se sei italiano e credo sia giusto così. Per anni mi sono candidata per delle agenzie internazionali che hanno sede in Italia ma non mi hanno mai calcolata. Solo di recente, dopo aver maturato una decina di anni di esperienza, ho ricevuto una proposta da una di queste.
Avevi pensato di trasferirti in altri Paesi quindi?
Sì, mi sono candidata ovunque: da Lisbona e a New York, da Amman a Salonicco, da Tallin alla Valletta e ancora Lussemburgo, L'Aia, Baku e altre. Per quanto riguarda la stessa Bruxelles mi sono candidata per diverse istituzioni e agenzie. Pensavo fosse difficile arrivare a lavorare proprio in Commissione europea ma invece qui ci sono diverse opportunità, forse perché è una realtà molto grande, siamo circa 35mila.
Cosa ti piace e non ti piace di Bruxelles?
Mi piace perché qui è molto facile integrarsi, visto che ci sono tantissimi expat da tutta Europa. A Bruxelles vivono persone con background pazzeschi e ogni volta che le incontro sento di arricchirmi tantissimo dal punto di vista personale. Questa è forse la cosa che mi piace di più. Poi, Bruxelles è al centro dell'Europa e da qui è molto facile raggiungere città bellissime e importanti, come Parigi, Londra e Amsterdam, semplicemente prendendo un treno o l'autobus.
Bruxelles, inoltre, è a misura d'uomo, spostarsi è comodo. Tuttavia, non è sempre così organizzata come si potrebbe pensare e alcuni quartieri possono essere caotici, inquinati o fatiscenti, c'è molta burocrazia e gli uffici di alcune "Communes" possono essere lenti o poco attenti. La percezione credo cambi in base alla città da cui si viene in Italia e dal quartiere di Bruxelles in cui si abita. Io trovo tutto molto più semplice rispetto a Roma, ci si mette relativamente poco a fare da un capo all'altro della città, i mezzi pubblici funzionano bene e dal punto di vista burocratico raramente ho avuto problemi. Mi hanno rifatto carta belga e patente in sette giorni.
Bruxelles non è tra le città più belle che abbia mai visto, anche se ci sono degli edifici in stile Art Nouveau che sono stupendi, cosa per cui non è forse molto nota. Ho inoltre l'impressione che il livello di degrado negli ultimi anni sia aumentato e che la città sia diventata più pericolosa.
Come sono le persone?
Oltre ai tanti expat, mi capita di incontrare e stringere rapporti di lavoro e amicizia con dei belgi, che trovo, in generale, molto accoglienti e di mentalità aperta. Il Belgio si divide in Vallonia e Fiandre e si dice che ci siano differenze culturali tra le due parti, per cui in Vallonia siano più calorosi e aperti, mentre nelle Fiandre siano più inquadrati e inflessibili. Io non amo i cliché e credo dipenda, come sempre, dalle persone e dal singolo caso.
E qual è il costo della vita?
A livello di affitti, penso che Bruxelles sia meglio di Roma e Milano. Per il resto, la città è costosa ma gli stipendi sono equiparati al costo della vita, anche se penso ci sia un certo divario tra chi lavora nelle istituzioni europee e nel pubblico e chi invece lavora nel privato. Io riesco a vivere bene, a viaggiare e a fare tutto quello che mi piace ma sono sola, non ho famiglia. Da quel che vedo, comunque anche i miei colleghi che invece ce l'hanno, facendo un po' di economia, riescono ad avere una buona qualità della vita.
Con il clima e con il cibo come ti trovi?
Io sono una persona che si adatta facilmente a tutto, viaggio da quando sono piccola e mi piace provare cose nuove. Il clima non è mai stato un problema, non mi ha mai influenzato più di tanto.
Per quanto riguarda il cibo, a Bruxelles ne trovi da tutto il mondo, la gente vi si trasferisce portandovi le proprie tradizioni culinarie. Anche i ristoranti italiani sono tantissimi e il gusto è autentico. Costano un po' di più che in Italia ma se una volta mi va una buona pizza, la trovo facilmente.
Cosa ti manca dell'Italia?
Devo essere sincera, a parte per la mia famiglia, a me l'Italia non manca ma non fraintendermi, amo il mio Paese. Vale il discorso che facevo prima: sono partita piena di entusiasmo, sognando di vivere e lavorare in un ambiente multiculturale, quindi del tutto priva della rabbia e della frustrazione che provano coloro che si sentono invece costretti a partire ma vorrebbero restare. È questo un sentimento che capisco e rispetto molto. Per me, semplicemente, non è stato così. Non mi manca l'Italia perché a Bruxelles ho realizzato una delle più grandi aspirazioni che avevo e perché qui ho la mia vita e mi sono integrata.
Come dicevo, a volte sento la mancanza della mia famiglia e mi sento anche un po' in colpa per il fatto di non riuscire a viverla appieno, però quando torno è molto bello.
I primi anni rientravo due o tre volte al mese, perché avevo un fidanzato di Roma e per cinque anni ho fatto la pendolare tra Roma e Bruxelles. Negli ultimi anni, a casa rientro meno ma la vivo serenamente.
Stai valutando di spostarti di nuovo? Che destinazioni hai in mente?
Sì, da diversi anni, in realtà, ma quando si concretizza la possibilità di andarmene davvero da Bruxelles, poi per qualche ragione non riesco mai a farlo. Forse non c'è ancora stata un'opportunità così importante da convincermi pienamente, ma vediamo, prendo tutto in considerazione.
Mi piacerebbe molto New York e un tempo ti avrei detto anche Londra o Parigi (lo so, è un po' un cliché) ma da quando di recente mi sono appassionata al surf, desidero un posto dove possa continuare a fare il lavoro che faccio dedicandomi al contempo a questo sport – perché non la Costa basca o anche destinazioni più lontane magari?
Non escludo nemmeno il rientro in Italia (purché sia per una carriera simile a quella che ho adesso) ma adesso non me la sento forse. Ho avuto una possibilità qualche mese fa, ma alla fine l'ho rifiutata perché preferisco vivere all'estero ancora un po', poi si vedrà.
A chi consiglieresti e a chi sconsiglieresti Bruxelles?
Consiglierei questa città a tutti coloro che sognano una carriera internazionale. Bruxelles è il luogo ideale dove incontrare persone che lavorano in questo ambito e che possano raccontare la propria esperienza e consigliare. Le opportunità non mancano: oltre alla maggior parte delle istituzioni europee, la città è sede di moltissime agenzie e organismi, organizzazioni internazionali e liaison office. In ambito universitario, poi, il Belgio offre ottimi atenei.
Non so esattamente a chi sconsigliare Bruxelles, probabilmente a chi non ha questo sogno, ma non saprei dirti fino a che punto. Non conosco tutte le storie delle persone che fanno lavori diversi dal mio che vivono qui, ma quelle con cui ho parlato si dicono comunque soddisfatte.
La sconsiglierei forse a coloro che soffrono molto il clima piovoso e grigio – anche se negli ultimi anni le cose stanno cambiando, l'ultima è stata un'estate stupenda. Per il resto, come dicevo, ho l'impressione che la gente sia accogliente e che qui sia facile integrarsi, anche facendo lo sforzo di imparare almeno una delle due lingue ufficiali, il francese o l'olandese.
In generale, credo che vivere all'estero sia per chi hala mente aperta e un po' di spirito di adattamento. Ad alcuni viene più difficile ad altri viene naturale. Complessivamente la mia è stata un'esperienza positiva e sono molto contenta di quello che sono diventata grazie a essa.