Dire di no è il gesto fondativo della critica. È l'atto non convenzionale di chi si oppone a un ordine, a un'ingiunzione o, più semplicemente, a un modo di essere collaudato che inerzialmente si pretende giusto e naturale. Nel tempo del conformismo di massa e dell'allineamento planetario delle coscienze, l'epoca in cui ciascuno è gli altri e nessuno è se stesso, dire di no è un gesto desueto, quasi da museo delle antichità.
Eppure ne è stato in questi giorni capace Tsipras. Niente modelle al Partenone. Così egli ha deciso, dicendo di no alla sfilata che Gucci aveva chiesto di realizzare nel tempio simbolo della cultura ellenica. A differenza di molti altri, che di recente anche in Italia si sono servilmente piegati al danaro e alla vile mercificazione del patrimonio artistico nazionale, Tsipras ha detto no. Senza compromessi. Senza deroghe. Con orgoglio, da vero patriota socialista. Senza curarsi che erano gli dei stessi del capitale a chiedergli di poter abusivamente occupare gli spazi sacri degli dei greci.
Il Consiglio archeologico centrale della Grecia (Kas), che ha la supervisione su tutti i siti del Paese, ha rigettato senza perifrasi la richiesta – che dire inopportuna è ancor blando – della casa di moda internazionale. "Il carattere culturale unico dei monumenti dell'Acropoli è incompatibile con questo tipo di evento": così ha fatto letteralmente sapere Kas in un suo comunicato. Parole esemplari, su cui v'è di che riflettere.
In tempi di barbarie e di povertà anzitutto spirituale e culturale, la Grecia è tornata a dare una lezione di civiltà dell'Occidente tutto: la cultura, le radici spirituali dell'Europa, l'essenza dello spirito europeo non sono in vendita. Non sono disponibili per i nuovi barbari della finanza, del capitale e delle privatizzazioni che riconoscono come unico dio il valore in contanti. Con i versi di Pound, "il tempio è sacro perché non è in vendita". Nel gesto eroico di Tsipras è come se l'intero spirito greco si fosse levato a prendere posizione, dal punto più alto della civiltà occidentale, contro la barbarie oggi imperante: la barbarie che parla l'inglese dei mercati e che fa uso senza posa della violenza privatizzatrice dell'economia.
La vera Europa è quella dei Greci, di Platone e Aristotele, non quella dei nuovi barbari tecnocrati che occupano gli scranni a Bruxelles. È seguendo Tsipras e il suo gesto che l'Europa deve oggi risvegliarsi dal suo sonno dogmatico, per tornare alle proprie radici e aprirsi al suo futuro: per abbandonare il vicolo cieco in cui è attualmente paralizzata. Ripartiamo da Platone e Aristotele, dunque: senza radici non v'è futuro, senza provenienza non si dà prospettiva.