Parrucchiera va in pensione e dona le sue attrezzature a un collega terremotato di Arquata
È una bella storia di solidarietà quella che arriva da San Benedetto del Tronto dove una parrucchiera, dopo lunghi quarantacinque anni di lavoro, andrà in pensione e, contemporaneamente, grazie anche alla sensibilizzazione portata avanti da tempo dalla Cna Picena, aiuterà altre persone a svolgere quel lavoro e soprattutto a ripartire dopo non poche difficoltà. Questa parrucchiera di San Benedetto del Tronto, la signora Adriana Mestichelli Tempesta, ha deciso di donare le attrezzature che ormai non le servono più a un collega che ha vissuto il terremoto nel Centro-Italia. Così, da San Benedetto del Tronto, poltrone, lavelli, specchi e attrezzature simili arriveranno ad Arquata del Tronto e aiuteranno un parrucchiere che sta cercando di far ripartire la sua attività in una delle strutture temporanee approntate nel comune dei Sibillini.
La decisione della parrucchiera di San Benedetto del Tronto – “Dopo più di 45 anni di attività – ha spiegato la signora Adriana Mestichelli Tempesta – chiudo per andare in pensione. Sono associata alla Cna da sempre e sia dall’Associazione che grazie al passaparola di altri colleghi e rappresentanti, ho pensato che le mie attrezzature potessero servire a qualche artigiano in difficoltà per i danni causati dal terremoto. Ho parlato solo telefonicamente con la signora che, insieme al parrucchiere di Arquata, riceveranno le mie cose. L’ho sentita sinceramente contenta e rinfrancata. E questo mi basta”. Ad Arquata del Tronto arriveranno poltrone professionali, pareti mobili, specchi, lavelli e quanto serve per svolgere questo lavoro fra i monti e servire contemporaneamente cinque clienti. “Poter andare dal parrucchiere vicino casa – il commento di Monia Capriotti, responsabile di Cna Benessere – è una cosa importante, per tutti e per gli anziani in particolare”. “Fin dai primi momenti del post sisma – ha sottolineato inoltre Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli Piceno – abbiamo lavorato per la ripartenza. E tutto concorre, dalle donazioni più consistenti a quelle di singoli che fanno quello che possono. E che spesso fanno la differenza fra la speranza e la rassegnazione”.