Parroco palermitano faceva da “segretario” al boss di Corleone, Rosario Lo Bue
La religione è ancora “instrumentum regni,” per la mafia in Sicilia. Se nel 2006 il viatico di latitanza del super boss Bernardo Provenzano, arrestato nel 2006 era costituito da bibbie e da figure religiose, oggi l’ultimo eredi di Toto’ Riina e ‘Binnu’ Provenzano, si serviva di un prete per le comunicazioni urgenti. Sarebbe stato proprio il parroco di Altavilla a smistare i messaggi da parte di chi voleva incontrarsi o parlare con il capomafia del piccolo paese in provincia di Palermo. Insomma un insospettabile.
Il collaboratore di giustizia Sergio Rosario Flamia, il quale già conosceva personalmente Rosario Lo Bue per aver condiviso la stessa sezione denominata "Grecale lato dx del reparto Venti del carcere Pagliarelli di Palermo", occupando celle diverse ma condividendo gli spazi comuni (passeggi, sala socialità, docce e colloqui familiari) nei periodi compresi dal 29.11.2009 al 09.12.2009 e dal 27.02.2010 al 10.07.2010, nel corso di un interrogatorio ha dichiarato che: “ Una volta scarcerato, Rosario Lo Bue, indicava a Flamia il soggetto a cui avrebbe potuto rivolgersi per veicolare il contatto ed organizzare gli incontri con il predetto, ossia il prete di Altavilla Milicia”.
“Per cose urgenti, per cose urgenti, se hai bisogno di parlare con me, ti devi rivolgere al Prete di Altavilla Milicia, gli fai sapere che devi parlare con me che lui sa, ti dirà lui come incontrarci”. Diceva il boss di Corleone al pentito durante il periodo trascorso in carcere al Pagliarelli.
Ma Sergio Flamia non è il solo dichiarare che il capo mandamento di Corleone usasse il parroco di Altavilla come una sorta di segretario. Anche Antonino Zarcone, un altro collaboratore di giustizia, killer della cosca di Bagheria, ha confermato quanto detto dal Flamia.
Intanto i carabinieri di Monreale hanno identificato il parroco che ha ‘celebrato messa’ per anni ad Altavilla.