Parlano due ex baby squillo: “Non capivamo nulla, adesso i nostri genitori non ci parlano”
La vicenda delle baby squillo dei parioli, nel 2013, sconvolse l'Italia intera. Le protagoniste erano due 15enni, note ai giornali con i nomi di fantasia di Azzurra e Aurora, cadute nel giro di prostituzione minorile della Roma bene. Tra i loro clienti figuravano parecchi uomini d'affari ed esponenti politici. Le indagini sconvolsero in breve tempo tutto il Paese: una delle due mamme è stata condannata a sei anni e quattro mesi perché a conoscenza del fatto che la figlia si prostituisse e la sfruttava per ottenere una percentuale dei guadagni.
A gestire gli incontri era Mirko Ieni, condannato a nove anni e quattro mesi di carcere. Gli appuntamenti avvenivano nella famosa casa dei Parioli messa a disposizione da Nunzio Pizzacalla, caporal maggiore dell'esercito. La prima delle due aveva iniziato nel maggio del 2013, mentre la seconda a luglio. All'inizio si trattava di incontri sporadici che avvenivano in auto, poi il giro aveva iniziato ad allargarsi. Almeno 500 i clienti individuati poi dalle indagini. Tra loro anche il marito dell'allora senatrice Mussolini: Floriani, ex capitano della Guardia di finanza, aveva inizialmente negato il suo coinvolgimento per poi affermare di non sapere che le ragazze fossero minorenni. Ha patteggiato una pena di un anno di reclusione e una multa di 1.800 euro. Diversi gli indagati illustri. L'approdo su Netflix dell'ultima stagione di Baby, serie italiana ispirata alla storia delle teenagers Azzurra e Aurora, attualmente nella terza classifica delle più viste al mondo, ha riportato alla memoria dell'opinione pubblica la vicenda dei quartieri alti romani. Le due, come tante altre giovani implicate in fatti di cronaca simili, sono state affidate a una casa famiglia fino alla maggiore età.
Anche Cinzia e Gloria (nomi di fantasia) hanno vissuto in due case-famiglia per anni. Non sono le protagoniste dello scandalo che sconvolse la capitale, ma entrambe vengono da una storia di prostituzione minorile che ha cambiato per sempre le loro vite. Quando parlano sembrano molto più mature della loro età: tanto viene dai traumi della loro esperienza. "Non sono ancora riuscita a ragionare su quello che mi è successo – racconta Cinzia -. L'esperienza della casa-famiglia, lo capisco solo ora, è stata vitale per me. Se non fossi arrivata lì, non so cosa ne sarebbe di me oggi. Parlo di quello che mi è successo perché vorrei che si sapesse che non è un gioco. Nel mio caso specifico, è stata la promessa di ingenti somme di denaro a portarmi in quella rete. Ho pensato che potevo gestirlo da sola, che avrei postato solo qualche foto online ma non sai qual è il fondo che dovrai toccare. Non sai che qualcuno ti sfrutterà, che non sei in controllo e che non potrai tirarti indietro così facilmente". La prostituzione minorile, ci racconta Cinzia, non è di sicuro una scelta. "In qualche modo avevamo tutte bisogno di soldi. Non ero l'unica della mia età, ma chi mi circondava stava molto attento a non farmi incontrare le altre. Era come se non esistessero le nostre coetanee in quel mondo. Tu sai che ci sono, ma di fatto non ne hai mai vista una". Prima della casa famiglia, la ragazza aveva quasi accantonato i sogni per il futuro. "Da piccola volevo fare la parrucchiera – dice ridendo – avevo la fantasia di un salone tutto mio. Quando ho iniziato a prostituirmi ho smesso di pensarci. Non ho ancora chiaro cosa pensassi, probabilmente ero convinta di non poterlo più fare o che non ne valesse la pena. Poi ho smesso e ho ripreso in mano quest'idea, no? Credo mi servisse uno scopo per vivere in casa famiglia, per sapere che non era finita. Non ho ancora quel salone, ma spero di averlo presto".
Gloria, invece, non ha più notizie di sua madre e suo padre. "Non lo so, non ci sentiamo da allora – racconta – . Sono stati loro ad aiutarmi nel mio percorso, ma poi abbiamo perso i contatti. Io ho avuto paura di confrontarmi e loro forse non sapevano come parlarmi. Siamo tutti ancora molto scossi da quello che è successo, ma forse lentamente recupereremo il tempo perduto. Ora ho trovato un lavoro e mi sono trasferita". Al contrario di Cinzia, Gloria non ha mai voluto raccontare la sua storia. Ammette che non la conosce neppure il suo fidanzato o le sue coinquiline. "Si tratta di una parte della mia vita che per ora voglio tenere per me", sostiene.
Il percorso in casa-famiglia
Della prostituzione minorile in Italia, però, si sa ancora troppo poco: si tratta di un fenomeno sommerso molto diffuso che ogni tanto diventa argomento di dibattito grazie alle prime pagine dei quotidiani. Di queste storie si conosce tutto l'iter giudiziario che conduce alla casa-famiglia, ma poco si sa della vita di queste ragazzine dopo la bufera. "Quello che non si racconta è che queste bambine devono scontare per tutta la vita un trauma dalle conseguenze devastanti. – racconta l'Avvocatessa Teresa Manente, da anni impegnata nella tutela delle minorenni sfruttate dal giro della prostituzione – Spesso la narrazione pubblica punta l'attenzione soltanto su di loro, quasi le colpevolizza, mentre si parla dei clienti soltanto in sede legale. Un minore non può scegliere di fare questa vita perché non ha la maturità o gli strumenti giuridici per farlo. Si tratta di ragazzine che non sanno cosa comporta la prostituzione. Tante mi contattano di loro spontanea volontà per uscire autonomamente da questo sistema terribile". Le case famiglia offrono loro accoglienza, tutela legale e colloqui di sostegno per inquadrare quello che hanno subito nella giusta dimensione. "Le aiutano a combattere i sensi di colpa che incredibilmente ci sono – spiega l'Avvocatessa -. Loro sono vittime, non autrici di quanto hanno vissuto. Se i genitori le sostengono in questo percorso, le cose sono un po' più facili. Nel caso di ragazze le cui famiglie hanno finto di non sapere cosa stesse accadendo o che sono state spinte dagli stessi genitori nel prosieguo dell'attività, bisogna offrire loro un intero sistema educativo che tramite l'affetto e le varie iniziative interne a una casa famiglia le aiuti a riprendere in mano il proprio futuro e andare avanti".
Lo scandalo dei Parioli sette anni dopo
Dello scandalo dei Parioli abbiamo parlato con la giudice Paola Di Nicola, autrice della sentenza che ha condannato il cliente non solo a risarcire il danno, ma a farlo comprando alle due minorenni libri e dvd sulla storia del pensiero femminile. "Allora le ragazzine avevano rispettivamente 14 e 15 anni – spiega -. I clienti erano tantissimi e le indagini si sono svolte nell'arco di pochi mesi, ma in questo lasso di tempo così breve è emersa una rete di uomini di diverse classi sociali, partendo dai dirigenti d'azienda fino ai disoccupati. Si tratta di vittime, di certo non di donne che hanno scelto deliberatamente uno stile di vita. La pedofilia è un reato severamente punito in Italia e in queste storie i media dovrebbero individuare il colpevole nel cliente. Invece la narrazione ha puntato i riflettori sulle ragazzine, colpevolizzandole. Chi ha abusato di queste bambine ha ritenuto di poter calpestare la dignità femminile e la mia sentenza voleva restituire loro la dignità lesa". Si tratta di una pronuncia molto commentata all'estero, con dibattiti nati principalmente negli USA e in Canada. In Italia, però, è rimasta isolata sebbene i profitti derivanti dallo sfruttamento della prostituzione minorile superino quelli del traffico di droga e di armi. "Queste esperienze causano nelle maggiorenni un trauma da stress che secondo alcuni studi è paragonabile alla sindrome post traumatica dei veterani del Vietnam – spiega la giudice -. Possiamo solo immaginare cosa succeda nella testa di una ragazzina così piccola. I media devono restituire un'immagine della prostituzione minorile che corrisponde alla realtà in cui questi affari sono gestiti e sfruttati dalla criminalità organizzata. Non è un fenomeno che può essere edulcorato: va raccontato così com'è. Non se ne parla nel modo giusto e infatti basta andare su un qualunque shop online su internet per trovare annunci dietro i quali non è difficile immaginare la presenza di una minorenne che si sta prostituendo. Questo è un fenomeno sommerso dalle dimensioni terrificanti".