Parla l’infermiera di Lugo: “Un errore le foto col cadavere, ma non ho ucciso”
Sa che quelle foto accanto al corpo senza vita di una persona deceduta sono state un errore ma dice di aver sempre voluto aiutare gli altri, di non essere dunque un’assassina. È Daniela Poggiali, l’infermiera di Lugo (Ravenna) arrestata lo scorso 9 ottobre, a parlare al Corriere della Sera. In un’intervista esclusiva realizzata tramite il suo avvocato, la Poggiali si difende spiegando come sono andate dal suo punto di vista le cose. “Mi hanno già condannata come una serial killer ma la verità è che senza la prescrizione del medico non ho mai dato neppure un sedativo ai pazienti. Figuriamoci se ho ucciso”, così l’infermiera 42enne. Daniela Poggiali è indagata per vilipendio di cadavere a causa di alcune foto choc che la ritraggono sorridente accanto al corpo senza vita di una persona deceduta ed è sospettata dalla procura di altri delitti che avrebbe commesso con iniezioni letali di cloruro di potassio. Si parla di un anomalo tasso di mortalità nell’ospedale di Lugo quando in reparto c’era lei, ma a suo dire va considerato che lei lavorava tanto e quindi era molto presente.
“Le foto del cadavere un’iniziativa di una collega” – A proposito delle testimonianze dei suoi colleghi, da chi l’ha descritta efficiente a quelli che l’hanno dipinta come una persona crudele, l’infermiera ha detto che le è caduto il mondo addosso quando ha letto alcune dichiarazioni: “Hanno cominciato a parlar male di me dopo che è scoppiato il caso. Penso che si tratti di risposte condizionate dagli eventi. Se non fossi stata indagata avrebbero detto il contrario. Io posso avere dei modi un po’ bruschi e spicci, a volte, ma non faccio mai del male”. A proposito delle foto con il cadavere, invece, la Poggiali ha riconosciuto di aver sbagliato in quel caso, ma ha voluto sottolineare comunque una cosa e cioè che l’iniziativa era stata della collega che le aveva scattate. E, infine, alla domanda sul potassio, l’infermiera ha dichiarato di conoscerlo e di maneggiarlo, di sapere quali sono le qualità terapeutiche e la pericolosità. E di non averlo per questo mai usato fuori dalle prescrizioni mediche.