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Parla il padre di Federico Aldrovandi: “Quegli applausi sono uno schiaffo allo Stato”

Parla Lino, il padre di Federico Aldrovandi: “Da poliziotto dico, provocatoriamente, che vorrei un sindacato che raccolga le firme, non le firme dei cittadini, ma dei poliziotti, per cacciare e allontanare dalla polizia i condannati che vengono applauditi”.
A cura di Redazione
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"E allora io da poliziotto a poliziotti dico, provocatoriamente, che vorrei un sindacato che raccolga le firme, non le firme dei cittadini, ma dei poliziotti, per cacciare e allontanare dalla polizia i condannati che vengono applauditi. Dicano tutti con nome e cognome, come faccio io: io, Lino Aldrovandi, ispettore di polizia, poliziotto dalla parte dello Stato, chiedo che chi ha diffamato la mia immagine sia cacciato". È questo probabilmente il passaggio più significativo dell'intervista che Lino Aldrovandi, padre di Federico ed ispettore di polizia, concede a Daniele Predieri su La Nuova Ferrara. Un colloquio durante il quale il padre del giovane ucciso nel settembre del 2005, si rivolge direttamente ai poliziotti che hanno applaudito gli agenti coinvolti nella morte di suo figlio: "Sugli applausi al congresso Sap di Rimini dico solo che non è un gesto di democrazia, la morte è qualcosa, per me come poliziotto e non come padre (e anche qui mi devo sdoppiare) che non posso nemmeno ipotizzare […] gli applausi ai 4 poliziotti condannati per mio figlio, ai 4 delinquenti e pregiudicati, quelli sono uno schiaffo allo Stato".

Riguardo alle tante polemiche seguite al gesto, c'è poi spazio anche per un giudizio sulla proposta del parlamentare del Pd di aprire una commissione di inchiesta sui casi Aldrovandi, Cucchi ed Uva: "Penso sia giusto ma che non faccia la fine di quella sul G8: si dovrebbe appoggiare qualsiasi iniziativa della politica, di destra e sinistra, se vuole far qualcosa per i cittadini".

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