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Parla il fotografo che scattò la foto di Falcone e Borsellino: “Mi negano i diritti, è un insulto”

A Fanpage.it la storia di Tony Gentile, autore del celebre scatto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con questa foto, la Zecca ha coniato 3 milioni di monete da due euro senza riconoscere nulla al fotografo.
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Tony Gentile è l'autore del celebre scatto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridenti, pochi mesi prima della strage di Capaci e di quella di via D'Amelio. La foto è al centro di una questione che appare vitale per il futuro della professione giornalistica; una questione che in queste ore è stata presentata anche sotto la forma di un'interrogazione parlamentare al ministro della Cultura, Dario Franceschini, dal deputato di Italia Viva, Michele Anzaldi. La finalità è riconoscerne l'alto valore simbolico e attestarne quindi il valore di opera d'arte.

Perché, nella realtà dei fatti, Tony Gentile non è padrone della sua fotografia. Nella Collezione Numismatica 2022, il Poligrafico e la Zecca dello Stato hanno coniato una moneta da 2 euro speciale proprio con la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La cosa curiosa è che il fotoreporter è stato prima contattato dalla Zecca, concludendo un accordo economico di soli 500 euro per la stampa di 3 milioni di monete (valore nominale: 6 milioni di euro); soldi che Tony Gentile avrebbe girato in beneficenza proprio in accordo con la Zecca. Dopo un periodo di alcune settimane, la Zecca retrocede e prende la foto senza offrire alcun tipo di compenso in ragione di una sentenza del Tribunale per un contenzioso precedente tra il fotografo e la Rai, che pure aveva sfruttato quella foto senza riconoscere nulla all'autore. Fanpage.it ha contattato il fotografo, ecco cosa ci ha detto.

Tony, che cosa è successo?

È successo che un giorno la Zecca mi cerca perché vogliono coniare le monete da 2 euro con la mia foto, quella scattata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e non vogliono lasciare nulla al caso. Vogliono che tutto sia in regola. Chiedono quindi la mia autorizzazione e la firma di una liberatoria.

E avevano immaginato un compenso? 

Certo. Definiscono le condizioni e riconoscono un pagamento per il diritto d'autore. A quel punto io chiedo di dare tutto in beneficenza. Riconosciamo quindi un'operazione duplice: riconosciamo il diritto d'autore ma facciamo qualcosa di utile, perché io non sto a speculare su una foto.

E poi? 

Dopo qualche settimana mi rispondono che possono mettere 500 euro, un grande sforzo (sorride, ndr), e poi mi assicurano che ci sarà il mio nome sulla comunicazione e su tutto il resto. Attendo, ma poi mi chiamano e mi dicono che c'è un problema e che non mi possono pagare. Mi negano tutto e mi dicono che conieranno le monete da due euro senza il mio consenso.

Perché? 

Perché scoprono che c'è una sentenza che mi dà torto sul diritto d'autore, quindi decidono che non possono più pagarmi. La legge dice che quella fotografia vale quanto una cronaca e vale quindi vent'anni dalla realizzazione. Loro hanno fatto una moneta senza avere una mia autorizzazione. Questa è una cosa molto grave.

La sentenza è arrivata per un contenzioso che tu hai avuto con la Rai, sempre per lo stesso motivo. Per questo li hai citati in giudizio?

Se tu, con Fanpage.it, vuoi fare un video utilizzando un video vecchio di trent'anni e cito testualmente il famoso video dalla strage di Capaci, quello con la camera bassa e senza inquadrature, ecco tu se vuoi quel filmato devi pagare la Rai. È un filmato di cronaca che se lo vuoi utilizzare ti costa circa 1800 euro al minuto. La Rai può vivere attraverso il suo archivio – e sottolineo: giustamente – però non ha voluto riconoscere i diritti sulla mia fotografia.

Di quanti soldi parliamo?

Duecento euro.

Solo duecento euro?

È il principio che è molto importante. Perché è parte integrante del mio lavoro. L'accordo con la Zecca è morto a causa di una sentenza che mi insulta umanamente. Faccio il professionista da più di trent'anni, vivo attraverso le mie foto. Ho mantenuto nella legalità la mia vita e la mia famiglia. Ma bisogna che mi diate la possibilità. Questa questione si potrebbe ripetere altre migliaia di volte se non cambia la legge. Questa legge penalizza una categoria intera, soprattutto quelli che non hanno visibilità e che non vanno in causa con la Rai per duecento euro.

Forse pensano che tu, con quella foto, vuoi approfittarti di due icone…

È proprio questo il pregiudizio di cui sono vittima. Siccome quella foto ritrae due personaggi intoccabili, quella foto sarebbe di tutti. Come se io, che ho scattato la foto, volessi approfittarmi di loro. Quindi, se ci riflettiamo, io non posso percepire 500 euro dalla Zecca per i diritti di questa foto, ma i collezionisti che si accaparreranno le monete possono vendere su altri mercati a migliaia di volte il valore di quella moneta.

Il giornalismo andrebbe quindi considerato come un'opera dell'ingegno?

Assolutamente. Il giornalismo deve ritenersi come opera dell'ingegno. Quando decido di coprire una notizia, io ho messo in moto il mio cervello. Quando decido di fotografare Falcone e Borsellino, io ho messo in moto il mio cervello. Quando tra 35 foto di Falcone e Borsellino, io scelgo di pubblicare quella foto, io ho messo in moto il mio cervello. È un'azione creativa e non si può offendere l'essere umano dicendo che quella foto può averla fatta chiunque e che quella foto è di tutti solo perché Falcone e Borsellino sono morti. Sono Cavaliere della Repubblica grazie a questa foto e allora vuol dire che questa foto un valore ce l'ha. Ce l'ha per tutti un valore, meno che per me?

L'onorevole Michele Anzaldi è stato il primo a tenderti una mano attraverso un'interrogazione parlamentare. Le associazioni di categoria, invece, che dicono?

Io ringrazio l'onorevole Anzaldi, che si è interessato al caso pur non conoscendomi. Spero ci sia sempre più interesse. Stiamo lavorando con molte associazioni di settore per cambiare la legge, come il GRIN (Gruppo Redattori Iconografici), i TAU VISUAL, l'AIRF (Associazione Reporter e Fotografi). Stiamo cercando da anni di essere sempre più numerosi, tutti convinti che vada fatto qualcosa. È importante però che ci sia qualcuno a livello politico che si muova e a cui poi noi possiamo aggrapparci. Se c'è la buonafede di chi si muove credendo nella mia e nella nostra esigenza, allora tutto è possibile. Però, se ci credono, devono farsi vivi. Sono anni che cerco di far valere il mio diritto, ma alla fine perdo sempre.

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