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Parà ucciso, la famiglia Scieri: “Ministero della Difesa responsabile civile”

La famiglia di Lele Scieri, il parà della Folgore ucciso nella caserma Gamerra, ha chiesto oggi al giudice dell’udienza preliminare, Pietro Murano, di citare in giudizio come responsabile civile il ministero della Difesa, nel processo per la morte del giovane militare siciliano. Scieri morì cadendo da una torre nel corso di una punizione per aver usato il cellulare.
A cura di Angela Marino
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La famiglia di Lele Scieri, il parà della Folgore ucciso nella caserma Gamerra, ha chiesto oggi al giudice dell'udienza preliminare, Pietro Murano, di citare in giudizio come responsabile civile il ministero della Difesa, nel processo per la morte del giovane militare siciliano. La richiesta è stata avanzata oggi dal legale della famiglia Scieri, Alessandra Furnari. A processo con l'accusa di omicidio omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi, dopo 22 anni dai fatti, sono chiamati  tre ex caporali della Folgore, Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico. Risponderanno dell'accusa di favoreggiamento, invece, Enrico Celentano, all'epoca dei fatti comandante dei paracadutisti, e Salvatore Romondia. La decisione sarà presa nella prossima udienza fissata per il 29 marzo.

Il 23 febbraio, invece, la Corte di Cassazione si esprimerà sul conflitto di attribuzione sollevato dalle difese degli imputati che contestano la competenza militare sull'inchiesta. "Noi chiediamo – dice Francesco Scieri, fratello di Emanuele – che sia un giudice a pronunciarsi su questa vicenda e non abbiamo preferenze, anche se qui sono a giudizio gli ufficiali che avevano il dovere di vigilare e non lo hanno fatto. A noi interessa una sentenza che restituisca dignità a mio fratello ma anche al corpo della Folgore. Nostro padre ci ha insegnato il senso del dovere, quello che la notte del 13 agosto 1999, invece, in quella caserma, è venuto meno".

Secondo quanto ricostruito finora, Scieri sarebbe stato costretto dai suoi superiori, per punizione, ad arrampicarsi sulla torre dove venivano messi ad asciugare i paracadute. Percosso e vessato, avrebbe poi perso l'equilibrio cadendo da un'altezza di cinque metri. Le gravi lesioni e le conseguenze del mancato soccorso lo hanno portato alla morte. Il caso venne archiviato come suicidio, salvo poi essere riaperto molti anni dopo su richiesta della famiglia.

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