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Papa Francesco: “Non trattiamo divorziati e risposati da scomunicati, porte aperte”

Nella prima udienza dopo la pausa di luglio il Pontefice torna a parlare di divorziati e risposati.
A cura di Antonio Palma
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"Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa della incomprensione dei coniugi, oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un’altra realtà: come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione", così Papa Francesco ha ripreso oggi il ciclo delle sue catechesi sulla famiglia dopo la breve pausa estiva di luglio. Un ritorno in Vaticano con un argomento a lui caro, il rapporto della chiesa con divorziati e risposati. "La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano" ha spiegato Bergoglio, aggiungendo però che “queste persone non sono affatto scomunicate e non vanno assolutamente considerate come tali”. "Lo sguardo di maestra della Chiesa attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone" ha insistito il Pontefice accolto dagli applausi della folla radunata nell'Aula Paolo VI per l’Udienza generale numero cento del suo Pontificato.

“In questi decenni in verità la Chiesa non è stata insensibile, grazie all'accompagnamento dei pastori guidati dai miei predecessori” ha ricordato Bergoglio spiegando che già i precedenti Pontefici hanno invitato a “discernere tra chi ha subito la situazione e chi l'ha provocata”. Quindi “niente porte chiuse” ha ripetuto più volte il Papa, aggiungendo: "Tutti devono sentirsi accolti” perché la Chiesa è “la casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Non è solo una responsabilità dei preti ma “tutti i cristiani sono chiamati a imitare il buon pastore, prendendosi cura e accompagnando le famiglie ferite"

Il Papa si è soffermato soprattutto sui figli esortando a guardare i nuovi legami con gli occhi dei bambini nati da essi: “Se lo facciamo, vediamo ancora di più l'urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un'accoglienza reale verso le persone che vivono queste situazioni, per questo è importante che lo stile delle comunità, il suo linguaggio, i suoi comportamenti siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli che sono sempre quelli che soffrono di più e si deve evitare di aggiungere altri pesi oltre a quelli che già si trovano a portare". "Come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare alla fede cristiana con esempi di fede convinta e praticata, se li tenessimo distanti come fossero scomunicati?” ha chiesto Papa Francesco.

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