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Papa Francesco: “La proprietà privata non è intoccabile”

Secondo Bergoglio occorre costruire una “nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata” esaltandone semmai “la funzione sociale”. “Non c’è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza”.
A cura di Davide Falcioni
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Nel giorno in cui la stragrande maggioranza del mondo politico ha alzato vere e proprie barricate contro la proposta di patrimoniale presentata da alcuni deputati di Leu e dalla minoranza del Partito Democratico, Papa Francesco ha deciso di rompere gli schemi infilandosi in un dibattito quanto mai necessario sulla redistribuzione delle ricchezze. Secondo il pontefice "venuto dalla fine del mondo" occorre costruire una "nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata" esaltandone semmai "la funzione sociale". Un concetto non molto distante da quanto recita anche l'articolo 42 della Costituzione, secondo cui "la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti".

Per Papa Francesco, che ne ha parlato in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali, ha sottolineato come quello alla proprietà sia "un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati". Per il Papa "non c'è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza". Secondo Bergoglio infatti "l'impegno incondizionato si fa invece carico del dolore dell'altro senza scivolare in una cultura dell'indifferenza". Ai giudici di America e Africa che lo ascoltavano il Santo Padre ha sottolineato che occorre "essere un popolo, senza pretendere di essere un'élite illuminata, ma un popolo, che sia costante e instancabile nel lavoro di includere e integrare". "Nel Vangelo, quello che Dio ci chiede è di essere Il popolo di Dio, non l'élite di Dio. Perché quelli che seguono la via dell' ‘élite di Dio', finiscono per il noto clericalismo elitario che, lavora per il popolo, ma niente con il popolo, senza sentirsi un popolo".

Francesco ha chiesto di perseguire i valori della solidarietà ed equità. "Solidarietà nella lotta alle cause strutturali della povertà, disuguaglianza, mancanza di lavoro, di terra e di case". "Lottare, insomma, contro chi nega i diritti sociali e sindacali. Combattere contro quella cultura che porta ad usare gli altri, a rendere schiavi gli altri, e finisce per togliere la dignità agli altri". Fare giustizia significa "restituire", "non dare le nostre cose, né quelle di terzi, ma noi restituiamo ciò che è loro. Abbiamo perso molte volte questa idea di restituire ciò che gli appartiene", ha concluso il Papa.

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