Papa Francesco: “Negare l’Olocausto è una pazzia”
Papa Francesco ha concesso una lunga intervista al quotidiano spagnolo “La Vanguardia” durante la quale ha toccato svariati temi, dall’economia all’Olocausto e l’antisemitismo. Il Papa si è scagliato, ad esempio, contro tutti quelli che “se la prendono contro la Chiesa e Pio XII e dimenticano le grandi potenze che conoscevano la rete ferroviaria per deportare gli ebrei e non fecero niente per neutralizzarla” e ha spiegato le sue parole prendendo le difese del suo predecessore. “Non dico – così Bergoglio – che il ‘povero Pio XII’ non abbia commesso errori: era meglio denunciare col rischio di altre perdite o tentare di salvare delle vite?”. Francesco ha ricordato come Pacelli abbia guidato la Chiesa durante la Seconda Guerra mondiale: “Ha nascosto gli ebrei in molti conventi a Roma e in altre città, e nella residenza estiva di Castel Gandolfo nella sua camera, nel suo letto, sono nati 42 bambini figli di ebrei e altri perseguitati lì rifugiati”. Nell'intervista Papa Francesco ha parlato anche dell'antisemitismo: “Non saprei spiegare perché accada, però credo che, in generale, l'antisemitismo sia più legato alle destre, si annidi meglio nelle correnti politiche di destra che in quelle di sinistra, no?”. E parlando di questi temi ha spiegato come “negare l’Olocausto è una pazzia”. A "La Vanguardia" il Papa ha anche confermato che uno dei suoi progetti è aprire gli archivi vaticani sull'Olocausto, che “portano un sacco di luce”.
Intervista Papa Francesco: “Vorrei essere ricordato come un bravo ragazzo”
Parlando di se stesso Francesco ha confidato di voler essere ricordato così: “Era un bravo ragazzo, ha fatto ciò che poteva, non era così male”. E rispondendo a una domanda se si senta o meno rivoluzionario, il Papa ha spiegato che a suo dire la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere cosa le radici hanno da dire al giorno d’oggi: “Non c’è contraddizione – secondo Bergoglio – tra rivoluzionario e andare alle radici”. Inoltre il Papa ha rimarcato l’importanza della “identità” e del sapere “da dove vengo, che cognome ho, che cognome culturale o religioso ho”. “So che qualcosa potrebbe accadere – ha affermato parlando della sua sicurezza personale – ma è nelle mani di Dio. In Brasile mi avevano preparato una papamobile chiusa, con i vetri blindati, ma così non potevo salutare le persone e dire loro che le amo. Mi sarei sentito chiuso in una scatola di sardine. Per me questo è un muro. È vero che qualcosa può succedere, ma lasciatemi stare. Realisticamente, alla mia età non ho molto da perdere”.