Papa Francesco: “Inquinare diventerà un peccato nel Catechismo”
Inquinare l'ambiente potrebbe presto diventare un peccato. A dichiararlo Papa Francesco, intervenuto questa mattina al XX Congresso dell’Associazione internazionale di Diritto Penale. A quasi due mesi dallo sciopero mondiale per il clima e sulla scorta delle proteste dei popoli indigeni del Sud America – soprattutto quelli della Foresta Amazzonica minacciata dagli incendi e dal disboscamento – il "Papa venuto dalla fine del mondo" ha dato una sua definizione di ecocidio, cioè "la contaminazione massiva dell’aria, delle risorse della terra e dell’acqua, la distruzione su larga scala di flora e fauna, e qualunque azione capace di produrre un disastro ecologico o distruggere un ecosistema”. Il pontefice ha ricordato che recentemente, durante il sinodo per la Regione Panamazzonica, i padri sinodali hanno proposto di definire “il peccato ecologico come azione oppure omissione contro Dio, contro il prossimo, la comunità e l’ambiente”. Francesco ha aggiunto infine che si sta pensando di introdurre nel Catechismo della Chiesa cattolica il peccato contro l'ecologia.
Secondo Bergoglio per “ecocidio” si intende "la perdita, il danno o la distruzione di ecosistemi di un territorio determinato, in modo che il suo godimento per parte degli abitanti sia stato o possa vedersi severamente pregiudicato. Si tratta di una quinta categoria di crimini contro la pace, che dovrebbe essere riconosciuta tale dalla comunità internazionale. In questa circostanza, e per vostro tramite – ha dichiarato rivolgendosi alla platea – vorrei fare appello a tutti i leader e referenti nel settore perché contribuiscano con i loro sforzi ad assicurare un’adeguata tutela giuridica della nostra casa comune".
Il rispetto per l'ambiente è stato fin dall'inizio un tema determinante nel pontificato di Francesco, che gli ha dedicato anche una seconda enciclica intitolata Laudato si': il Papa tratta prevalentemente il tema del rispetto della natura e proprio per questa ragione ha intitolato l'opera con una frase ripetuta spesso da san Francesco nel Cantico delle creature, che loda il Signore per le sue meravigliose creature.