Papa Francesco: “Gli Stati aprano le porte ai migranti”
Ancora un appello da parte di Papa Francesco agli Stati affinché accolgano i migranti è arrivato nel corso dell’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro. “A me piace quando vedo le nazioni e i governanti che aprono i cuori e le porte. Ma ne vedo tante chiuse”, ha detto Bergoglio rivolgendosi ai fedeli in Vaticano. “Tanti fratelli stanno vivendo una drammatica situazione d'esilio con negli occhi ancora le macerie delle loro case, la paura e il dolore per la perdita delle persone care”, ha continuato il Papa parlando a braccio e ricordando che “i migranti di oggi soffrono, soffrono senza cibo e non sentono l'accoglienza”. “Anche noi – è andato avanti Papa Francesco commentando i brani biblici sull'esilio degli israeliti – possiamo vivere a volte una sorta di esilio, quando la solitudine, la sofferenza, la morte ci fanno pensare di essere stati abbandonati da Dio”. “E quanti nostri fratelli, lontani dalla loro patria, possono chiedersi dov'è Dio – ha aggiunto Bergoglio durante l’udienza – e come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti. Quando cercano di entrare in una parte si vedono chiudere le porte”.
“Dio si è dimenticato di me!”, questa esclamazione – ha continuato Papa Francesco – “sale spontanea alle labbra di tante persone che soffrono, si sentono abbandonate come i nostri fratelli che stanno vivendo una drammatica situazione di esilio lontani dalla loro patria, con negli occhi le macerie delle loro case e spesso il dolore per la perdita delle persone care”. Dei migranti ha parlato oggi anche il premier Matteo Renzi, che ha riferito alla Camera alcune comunicazioni in vista del Consiglio europeo che prenderà il via domani a Bruxelles e ha attaccato l'Ue: “La questione migratoria – ha detto Renzi – è quella principale nell'agenda di molti Paesi e va inserita in un quadro più normale, più logico, ma questo non è possibile in mancanza di attuazione delle decisioni europee su hot spot, relocation, rimpatri”.