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Papa: “Per confessarvi andate dal prete, non si mandano e-mail a Dio”

Secondo Papa Francesco è necessario confessarsi di fronte a un sacerdote perché diversamente “è come confessarti per e-mail”. Confessare i nostri peccati, ha detto Bergoglio, non è andare a una seduta di psichiatria né in una sala di tortura.
A cura di Susanna Picone
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Papa Francesco nel corso dell’omelia celebrata questa mattina nella Cappella di Santa Marta in Vaticano ha parlato, prendendo spunto dalle letture, dell’importanza del sacramento della confessione. E ha spiegato perché è necessario andare da un sacerdote a confessarsi e non farlo idealmente con Dio. Confessarsi di fronte a un prete è importante perché diversamente è come confessarsi per e-mail, ha spiegato Francesco. “Dio è là lontano, io dico le cose e non c’è un faccia a faccia”, ha sottolineato il Papa facendo riferimento alla lettera ai Romani “Paolo confessa la sua debolezza ai fratelli faccia a faccia”. Bergoglio, che ha voluto dire insomma che bisogna confessarsi e non mandare “le e-mail a Dio”, ha detto anche che ci sono i fedeli che affermano di confessarsi ma che “si confessano di cose tanto eteree, tanto nell’aria, che non hanno nessuna concretezza”. Ed è come non farlo, ha continuato il Papa.

Non è andare da psichiatra né dire cose generiche – Lo stesso Francesco si è rivolto in questi termini ai fedeli: “Confessare i nostri peccati non è andare a una seduta di psichiatria, neppure andare in una sala di tortura. È dire al Signore ‘Sono peccatore’, ma dirlo tramite il fratello perché questo dire sia anche concreto”.  Davanti al confessore occorre avere il coraggio di chiamare i peccati con il loro nome, senza nasconderli, ha detto ancora. Se noi non riconosciamo pubblicamente, attraverso il sacramento della confessione e della riconciliazione, i nostri peccati, non possiamo avere il perdono di Dio.  “Quando voglio fare il bene, il male è accanto a me: questa è la lotta dei cristiani, la nostra lotta di tutti i giorni. E noi non sempre abbiamo il coraggio di parlare, cerchiamo sempre una via di giustificazione: ‘Ma sì, siamo tutti peccatori… diciamo così, no?”.

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